I Labdem senza freni vogliono recitare un ruolo di primo piano alle prossime elezioni amministrative napoletane ed escono allo scoperto. Per la Regione Campania, il nome messo in campo è quello del presidente del Cnr ed ex ministro Luigi Nicolais, mentre per Palazzo San Giacomo, il consigliere regionale ed ex capogruppo Peppe Russo ha fatto sapere di essere della partita, augurandosi che “le primarie siano questa volta una cosa seria, regolamentate e trasparenti”. Insomma, niente imbrogli e soprattutto “un dibattito sulla città aperto a contributi di idee e meno a quello dei nomi”. Intorno alla fine luglio, a Roma, si è svolta la prima assemblea nazionale di Laboratorio democratico – componente Pd di area laico-socialista che fa riferimento all’eurodeputato Gianni Pittella, cui hanno partecipato presidente e vicesegretario del partito, Matteo Orfini e Lorenzo Guerini, oltre una nutrita schiera di parlamentari tra cui Leonardo Impegno, Giampiero Scanu e Antonio Castricone, il presidente della fondazione con il Sud, Carlo Borgomeo, la segretaria confederale della Uil campana, Anna Rea e, appunto, Russo e Nicolais – nella quale è stato lanciato il guanto di sfida. In Campania, manco a dirlo, la situazione più intricata dove i ‘laburisti’ proveranno a svolgere la parte dei ‘terzisti’ capaci di mettere d’accordo, con l’avallo del Nazareno, le varie fazioni in lotta per la leadership del partito. E se la candidatura di Nicolais, da questo punto di vista, ha qualche chance di attecchire, più problematica sembra quella di Russo a Palazzo San Giacomo. A Napoli c’è una folla di pretendenti, tutti più o meno convinti di potercela fare; Valeria Valente, Andrea Cozzolino, Gennaro Migliore, sono i nomi che vanno per la maggiore e dotati di un ‘pacchetto di mischia’ per il voto di ragguardevole consistenza. Una macchina del consenso, soprattutto quella dell’ex delfino di Antonio Bassolino, Cozzolino, difficile da affrontare potendo contare solo su una sacca (pur se nutrita e silenziosa) di socialisti reduci dai “bei tempi che furono”. Un po’ poco, in verità. Tuttavia il consigliere regionale non si scoraggia e parte all’attacco, convinto che, se nel partito si ritorna a discutere, può dire la sua e rappresentare un riferimento per la massa di militanti e simpatizzanti senza appartenenza, disorientati dalla lotta di potere interna all’organizzazione. “Il Pd locale – afferma sconsolato Peppe Russo – è diventato una sorta di circolo Pickwick, dove ci si incontra e sorseggiando tè si fanno quattro chiacchiere sui massimi sistemi, o al massimo si discetta sull’ultimo gossip politico. Nel frattempo – prosegue – il porto è commissariato, su Bagnoli decide il Tribunale, la questione Napoli est è entrata nel dimenticatoio e i protagonisti di questo fallimento scalpitano per diventare sindaco. Se questo è il quadro, beh, io mi candido”. Toccherà prendere posizioni anche scomode se necessario, proporre soluzioni possibili per la comunità e i suoi residenti, facendo mea culpa sulle mancate risposte al disagio fornite dal partito che ha scaricato tutte le responsabilità sul velleitario De Magistris e la sua amministrazione. Abbandonare in sostanza la discussione isterica e vacua sulla città che ne ha accompagnato il declino degli ultimi anni. L’impresa, francamente, appare impossibile dato l’attuale contesto, e per provarci servono dosi massicce di ottimismo e caparbietà, oltre un convinto endorsement di Renzi. Russo ci crede. Staremo a vedere.
Home » Napoli, News, Politica » Peppe Russo si candida a sindaco di Napoli e accusa: “Pd napoletano come il circolo Pickwick”