TRAMA: 1928 – Stanley Crawford (Colin Firth), sedicente mago che gira l’Europa in tournée con i suoi spettacoli di prestidigitazione sotto lo pseudonimo cinese di Wei Ling Soo, si reca in Costa Azzurra per smascherare la giovane medium americana Sophie Baker (Emma Stone), che sembra sfruttare dei presunti poteri paranormali per truffare i ricchi della zona. Dapprima scettico e cinico, Stanley non solo si deve ricredere circa l’effettivo potere divinatorio di Sophie, ma a poco alla volta ne subisce il fascino, mette in dubbio i suoi pregiudizi e comincia a credere a una certa magia nella vita: ma forse è tutto un trucco?
GIUDIZIO: La prolifica filmografia di Woody Allen si divide drasticamente in capolavori, pregevoli film minori e (pochi) fiaschi. “Magic In The Moonlight”, trasferta nella Costa Azzurra nei ruggenti anni ’20, si colloca nella seconda categoria. Commediola leggera, leggerissima, fine fine, fine a se stessa, che ripete, con la scusa di un nuovo scenario e un nuovo alter ego (un ottimo, brillante Colin Firth), il suo solito discorso sul bisogno di credere ai sogni e alle illusioni. Ancora una volta, come in “Scoop” e “La maledizione dello scorpione di Giada” (senza dimenticare la finta veggente di “Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni”) al centro c’è la magia e la prestidigitazione, passione di Woody Allen sin dall’infanzia. Con humour sarcastico, ritmo incalzante, un gusto classico della messinscena e grazie alla splendida fotografia di Darius Khondji, è un buon film minore gradevole e raffinato, che ci insegna, ancora una volta, quanta magia possa esserci dietro il velo ingannatore della realtà.
VOTO: 3/5
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