Riprendono al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Federico II di Napoli i Seminari di Diritto e Letteratura, grande successo degli ultimi anni, nel corso dei quali sono stati di volta in volta ospitati Gianrico Carofiglio, Maurizio De Giovanni, Diego De Silva, Eva Cantarella, Luciano Vandelli e altri importanti scrittori.
Ad inaugurare il nuovo ciclo di incontri sarà Alfonso Celotto, professore di diritto costituzionale a RomaTre e autore del brillante romanzo d’esordio “Il dott. Ciro Amendola, direttore della Gazzetta Ufficiale” (Mondadori). A discutere con Celotto, Fernando Pinto e Salvatore Prisco.
L’appuntamento è per giovedì 13 novembre 2014, alle 11, nella sede centrale dell’Ateneo federiciano a Corso Umberto, nell’Aula “Biblioteca Guarino”.
Durante il seminario, l’attore Riccardo Polizzy Carbonelli leggerà alcune pagine dal libro.
Il prossimo incontro è previsto per dicembre (in data ancora da stabilire) e vedrà gli stessi Pinto e Prisco dialogare col fratello del primo, Francesco Pinto, direttore della sede Rai di Napoli, sui temi del suo fortunato “La via diritta” (Mondadori), un testo che racconta l’epica avventura della costruzione in un breve spazio di anni dell’Autostrada del Sole, nell’epoca del “miracolo economico”, in cui il Paese sapeva ancora sognare e appunto realizzare grandi opere.
Grande attesa per il 13 febbraio 2015, quando al Dipartimento arriverà Giorgio Fontana, giovane vincitore del premio Campiello 2014 con “Morte di un uomo felice” e autore anche di “Per legge superiore”, romanzi editi da Sellerio ed opere di fine introspezione, ciascuna delle quali ha per protagonisti magistrati dell’accusa alle prese con inchieste scottanti e con profondi interrogativi sui limiti della giustizia umana di fronte ai problemi sociali.
“Un giurista che conosce solo il diritto non conosce nemmeno il diritto”, ripete spesso (citando Francesco Carnelutti) Salvatore Prisco, professore di Diritto pubblico comparato e organizzatore dei seminari. E aggiunge che la comparazione giuridica non è solo quella interna ai problemi della disciplina, ma altresì quella che esplora con inquietudine intellettuale i confini del diritto verso altre modalità in cui si esprime la cultura umana e quindi nelle interferenze con l’economia, la letteratura, il cinema, la musica, l’antropologia.