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di Stefano Santos
La tanto attesa data del 14 Novembre, nota sui social network come #14N, segna una tappa fondamentale del percorso del movimento #ScioperoSociale, presente in tutte le più grandi città italiane. L’organizzazione, che ha avuto una prima rilevante espressione a livello napoletano con le manifestazioni organizzate in occasione dell’atteso arrivo di Renzi a Bagnoli, ha avuto l’obiettivo, con la giornata di venerdì, di creare uno stato di ‘sciopero diffuso‘ che coprisse ampi spazi della vita cittadina in un lungo lasso di tempo. Prima del corteo aggregatosi per le 10 del mattino sotto la statua di Garibaldi a Piazza Mancini, vi erano infatti già state diverse dimostrazioni, dal picchettaggio del Liceo Genovesi da parte dei suoi studenti verso le 7.30, alle occupazioni di Palazzo Giusso dell’Orientale e di Porta di Massa della Federico II, alla dimostrazione dei movimenti per il diritto ad abitare contro il decreto Lupi. Anche per il dopo-corteo sono state organizzate manifestazioni, come il picchettaggio dei negozi d’abbigliamento a via Toledo e un incontro finale serale a piazza Bellini.
I temi sono stati molteplici e diversificati: il Jobs Act e la paventata distruzione dei diritti dei lavoratori in nome di una sbandierata ‘flessibilità’ che vuole essere a torto un modo per aumentare l’occupazione; l’abolizione del mosaico dei tipi di contratti di lavoro; fissazione di un salario minimo a livello europeo, un reddito di base universale finanziato dalla fiscalità generale che possa garantire la sussistenza a persone nella fascia di esclusione sociale; la critica radicale a una privatizzazione della scuola e verso le condizioni dei precari nelle istituzioni educative; una reale tutela del diritto allo studio, minaccciato dai tagli dello Sblocca Italia; stage e tirocini retribuiti, con critiche ai collaboratori gratuiti dell’Expo 2015; demonizzazione dell’immigrazione come pretesto per sviare le vere responsabilità alla base della crisi, cioè l’attuale classe dirigente, che negli anni si è dimostrata incapace di guidare al meglio la cosa pubblica, lasciandola nello stato in cui versa oggi.
Il corteo, che ha visto la partecipazione di studenti sia universitari che medi, sindacati di base, movimenti per il diritto ad abitare e collettivi di sinistra, si è aggregato sotto la statua di Garibaldi a Piazza Mancini. Non ha seguito il percorso tradizionale dei cortei napoletani, con la sfilata lungo il Corso Umberto: infatti, i 10mila accorsi hanno deviato all’altezza di via Pietro Coletta per addentrarsi in una zona, quella tra la Duchesca e Porta Capuana, quasi mai toccata da manifestazioni e tuttavia una delle zone a più alto rischio sociale. Rischio sociale esemplificato dalla crisi e chiusura per malagestione del Trianon Viviani, punto di riferimento culturale del quartiere. Proseguito poi davanti ai torrioni di Porta Capuana, la manifestazione ha imboccato il Corso Garibaldi ed è arrivato a Piazza Carlo III. Qui un gruppo di studenti è riuscito a superare le transenne che circondano l’Albergo dei Poveri e a issare uno striscione contro la privatizzazione dell’istruzione, il decreto Jobs Act e una “Buona Scuola” del governo Renzi.
L’obiettivo era quello di bloccare la circolazione della tangenziale, raggiunto non appena il corpo principale del corteo ha imboccato Corso Malta: tuttavia solo la parte destra della carreggiata (direzione Pozzuoli) è stata occupata. Nel corso dell’operazione una buona parte del corteo è rimasto indietro, formata per la gran parte di studenti timorosi di occupare la tangenziale. L’occupazione è stata condotta senza nessun incidente e tensioni con la polizia, che comunque si è tenuta a distanza dal gruppo dei manifestanti. Dal Corso Malta il raggruppamento è arrivato fino alla discesa da Capodimonte, sbucando dal tunnel lungo 1062m e attraversando i tornelli del telepass. A questo punto la manifestazione si è in un certo senso raffreddata progressivamente, dalla sua discesa dal Corso Amedeo di Savoia al Museo Archeologico Nazionale fino a Piazza Dante, luogo in cui il corteo è terminato.
A corollario della mattinata di manifestazioni, nel pomeriggio il movimento #ScioperoSociale ha condotto una serie di dimostrazioni nel centro dello shopping cittadino, via Toledo. Una successione di picchettaggi che hanno interessato negozi di marchi legati a multinazionali dell’abbigliamento. “Multinazionali – spiegano i manifestanti – che in nome del profitto sfruttano i lavoratori senza garantire loro il diritto a scioperare con il ricatto sotterraneo di facile sostituibilità delle loro posizioni con altre centinaia di lavoratori precari, ottenendo così manodopera a basso costo e a tempo determinato”. Oltre al motivo principale della dimostrazione c’è stato il collegamento con i temi già espressi nel corteo e nel programma del movimento. Temi che comunque hanno ricevuto una accoglienza positiva da parte dei passanti che chiedevano agli organizzatori di cosa si trattasse. In altri casi c’è stata una reazione tendenzialmente infastidita tra coloro, che cercavano di entrare nei negozi o non riuscivano a passare con la macchina o il motorino. Il corteo, più contenuto rispetto a quello della mattina, si è aggregato davanti allo spiazzo della metropolitana di Toledo. Per tutta la durata della manifestazione è stato seguito da agenti in borghese senza alcun momento di tensione. Ha dimostrato dunque davanti a marchi come Bershka, Foot Locker, Yamamay, Alcott e H&M per poi interrompersi a piazza Carità.