Nel 1994, i fratelli Peter e Bobby Farrelly, esordirono alla regia con quello che sembrava un film destinato ad essere presto dimenticato. Si chiamava “Dumb and Dumber” (da noi “Scemo e + scemo”) e raccontava la semplice e demenziale storia di due amici, entrambi piuttosto idioti e infantili, cbe partivano alla volta di Aspen per trovare la ragazza di cui uno dei due è irrimediabilmente innamorato. I nomi dei personaggi protagonisti erano Harry Dunne e Lloyd Christmas, viventi nello stato del Rodhe Island, di cui sono originari i registi, e senza alcuna speranza di un futuro brillante.
Per assicurarsi un minimo di risposta da parte del pubblico, i Farrelly volevano assoldare per le parti rispettivamente Nicolas Cage e Gary Oldman, entrambi divi in ascesa seppure per nulla pratici di comicità. Anche Steve Martin, Martin Short e Rob Lowe rifiutarono di apparire nel film.
Dopo il loro rifiuto, si passò così ad attori meno popolari e la scelta per il ruolo di Lloyd cadde sul misconosciuto Jim Carrey, che aveva appena avuto il suo primo ruolo da protagonista in “Ace Ventura – L’acchiappanimali”, film che in quel momento era al primo posto tra i più visti negli Stati Uniti. Carrey era (ed è) uno degli attori più versatili nella storia del cinema, dotato di una faccia di gomma adatta a qualsiasi espressione, cosa che nel campo della commedia lo rende particolarmente divertente.
Saltato a bordo della pellicola lui, restava da trovare Harry. Fu lo stesso Carrey a suggerire di ingaggiare Jeff Daniels, all’epoca molto più lanciato di lui essendo apparso da protagonista in molti titoli tra i quali “La rosa purpurea del Cairo” di Woody Allen e “Aracnofobia” di Frank Marshall. Ma i due registi non lo volevano. Così, per non scontentare Carrey ma per assicurarsi allo stesso temmpo che Daniel avrebbe rifiutato, gli offrirono un compenso di appena 50mila dollari. Al contrario delle aspettative, Daniels accettò. Si forma così una coppia che sarebbe diventata cult per almeno due generazioni di spettatori.
Alla sua uscita al cinema il film incassò globalmente oltre 245 milioni di dollari (ne era costati 17) e può tranquillamente essere considerato uno dei film comici più divertenti degli anni Novanta. L’idiozia sistematica che i due protagonisti propongono non è irritante come quella di altre pellicole, né calcolata dai loro personaggi, che al contrario si reputano furbi e credono ogni volta di agire nel migliore dei modi. Il successo spinse persino la famosa casa d’animazione Hanna-Barbera a produrre una serie animata in 13 episodi basata su Harry e Lloyd.
Ciò nonostante i registi e gli interpreti si sono sempre rifiutati di partecipare ad un sequel. Fino ad oggi.
Il 14 novembre è infatti uscito nelle sale americane “Scemo e + scemo 2”, esordendo subito primo al botteghino e con gli invecchiati, ma non domi, Carrey e Daniels ai posti di combattimento.
In un’epoca in cui il pubblico ha cambiato gusti e si è abituato a ridere con candid camera improvvisate su Internet o con una comicità scurrile (e a tratti imbarazzante) generata dai vari epigoni di “American Pie”, ritrovare la candida ingenuità e le semplici stupidaggini del duo di amici meno provvisto di cervello della storia fa piacere. Un po’ perchè Jim Carrey e Jeff Daniels rimangono due attori di classe, capaci di movimentare con i loro affiatatissimi duetti (sono amici anche nella vita) anche un film dalla trama inesistente, e un po’ perchè c’è bisogno ogni tanto di sperare che forse il vecchio cinema comico fatto di sceneggiature ritmate e scandite alla perfezione come un orologio, dove non sono solo volgarità e capitomboli a regnare ma anche una buona costruzione dei personaggi, non sia del tutto scomparso.
Ancora più positivo il risultato dal punto di vista degli incassi, che crescono avvicinandosi a quelli del primo, che forse potrebbe anche superare in una manciata di giorni.
È sempre stata la semplicità mista all’intelligenza la vera chiave del cinema comico, fin dai tempi di Stan Laurel e Oliver Hardy, coppia di ‘scemi’ in fondo non troppo dissimile dagli odierni Harry e Lloyd.
E se c’è sempre qualcuno che storce il naso, chiedendosi come nel 2014 possa uscire in sala un film privo di effetti speciali o che non sia parte di una saga epica e fantasmagorica, possiamo solo sperare che anche questi guardino il film, magari di nascosto, ridendo e ammettendo magari un giorno che sono le sceneggiature a fare le pellicole e non gli orpelli.
C’è un motivo se il primo capitolo ha avuto nel tempo sempre più appassionati, che ricordano frasi e momenti a memoria, e nonostante i vent’anni trascorsi, meglio tardi che mai. Del resto, se fosse arrivato prima questo seguito, non ne avremmo sentito una tale mancanza da averne bisogno. Il bisogno di ridere puro e semplice, senza troppe macchinazioni e senza pretestuosità. Bentornati ragazzi.