Il 2014 è ormai agli sgoccioli. Un anno complicato per l’Italia, ricco di stravolgimenti istituzionali, di ascese/discese elettorali, di scioperi e scontri nelle piazze, sintomi di una scollatura che coinvolge la società nel suo intero e che “premia” coloro i quali riescono, con efficacia, a cavalcare l’onda del malessere ed a risvegliare gli odi più infimi delle nostre coscienze. Se vi è una compagine politica, però, che più di tutti è riuscita in tale operazione d’aumento dei consensi, questa è proprio la Lega Nord, capitanata dal suo neo Segretario Matteo Salvini, tipico leghista medio che infiamma i sentimenti popolari del Carroccio. Costui è riuscito a risollevare un partito in profonda crisi per via degli scandali che hanno coinvolto la famiglia Bossi, l’ex tesoriere Francesco Belsito ed altri esponenti come l’ex Governatore del Piemonte, Roberto Cota.
Come c’è riuscito? La risposta è più semplice di quanto si pensi: Salvini è un politico moderno, dinamico e consapevole del fatto che, oggigiorno, non è importante “quello che dici” ma “quante volte lo dici”. Il consenso è audience e non esiste comizio migliore di quello allestito di fronte ad una telecamera, o racchiuso in 140 caratteri di un tweet notturno. Ma soprattutto, il successo del metodo diretto, pratico e rozzo del leader milanese è – in parte – figlio del MoVimento 5 Stelle e delle politiche aizzanti di Beppe Grillo che, difatti, hanno alzato il livello dei toni e dei disagi di una grande fetta degli italiani, raggiungendo un’esasperazione che travolge molti aspetti che si insediano nella pancia degli individui e passando così dal “tutti a casa!” a “ gli immigrati fuori dai coglioni” in brevissimi anni. Salvini dice alla maggior parte della gente quello che gli stessi vorrebbero sentirsi dire ed alimentando quindi, il più delle volte, delle vere leggende metropolitane ed inserendoli nei discorsi più disparati e fuorvianti.
Argomentazioni che, magari, se non fossero continuamente inzuppate di razzismo e discriminazioni, potrebbero anche evolversi in qualcosa di più serio e concreto. Perché è giusto difendere il made in Italy, ma è sbagliato credere che siano gli immigrati ad oltraggiarlo o che gli italiani possano vivere comprando e consumando esclusivamente prodotti del Belpaese.
Matteo Salvini non disprezza il dialogo fittizio del terzo millennio e sa bene come uscirne “vincitore”: continuando a ribadire il proprio pensiero ad oltranza, contrastando e denigrando chiunque osi sbugiardarlo. Viene osannato dalla moltitudine dei leghisti e xenofobi sparsi per il territorio, risveglia degli animi neofascisti e di cui, sfortunatamente, sembrerebbe proprio che una parte d’Italia abbia continuato ad elogiarne i macabri aspetti, per tutto questo tempo. Ed è qui che si rintraccia la chiave dei possibili e futuri intenti di Salvini: l’iper-sciovinismo, imitatio del Front National targato Marine Le Pen, da coniare in un progetto per l’Italia e che evolva le idee indipendentiste (ormai obsolete, i terrùn non attecchiscono più) della Lega Nord in qualcosa di più ampio respiro.
I solchi scavati da Beppe Grillo (ed occupati, negli ultimi mesi, proprio dal Carroccio), la crisi che non accenna a diminuire e il malcontento generale si uniscono, infine, ad un quarto elemento favorevole al leader del Carroccio, non meno rilevante: alla fine del ventennio berlusconiano e con la momentanea ascesa politica dell’attuale Premier Matteo Renzi, il centrodestra italiano è un cantiere a cielo aperto e nessuno, al momento, sembrerebbe poter ostacolare la scalata di Salvini, pronto a trasformare il suo partito (più futuro, che attuale) nella principale forza politica della destra e del Paese.
Lo stesso Paese che oggi si ritrova ad essere la prima Nazione europea per livello di corruzione, lo stesso Paese che “si stupisce” per gli scandali di Mafia Capitale e per le tangenti durante la fase dei lavori dell’EXPO.
Lo stesso Paese che rischia di ripercorrere gli errori del passato, che non ha il coraggio di cambiare e che non riesce concretamente a guardare, con onestà, al futuro.
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