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di Stefano Santos
Il percorso di contestazione studentesca che ha attraversato l’autunno con diverse forme ma con il motivo comune di reazione alle politiche del Governo Renzi, ha trovato il 12 Dicembre a Napoli un suo spazio di indipendenza, in una giornata ‘dominata’ dalla mobilitazione delle grandi confederazioni sindacali tradizionali. Un universo di realtà studentesche, politiche e sociali che nella giornata dello Sciopero Generale ha scelto di esprimere il proprio dissenso con #noninmionome, e di scindersi, nella giornata napoletana di mobilitazione, in due cortei separati: uno che si è concentrato in piazza del Gesù, un altro partito da piazza Garibaldi. Quello davanti la Stazione Centrale ha visto la vicinanza con quello organizzato da CGIL, UIL e UGL, scegliendo di dirigersi verso la sede della Regione Campania al Centro Direzionale e attraversare la zona di piazza Nazionale. Quello ‘tradizionale’ dei sindacati ha seguito il consueto percorso del corso Umberto, per attestarsi a piazza Matteotti, davanti alle Poste Centrali e al palazzo della Provincia, allestendo un palco.
Quello partito da piazza del Gesù – seguito da chi scrive – ha scelto di prendere la strada verso piazza Cavour, ‘incanalato’ nel suo cammino da una imponente dislocazione delle forze dell’ordine, che hanno chiuso le vie per piazza Carità e via Monteoliveto, con agenti pronti a sparare proiettili di gas lacrimogeno dagli Iveco Daily in dotazione al Reparto Mobile. Una manifestazione di forza bruta che ha sorpreso negativamente i manifestanti, composti per la gran parte di studenti liceali. I temi sono stati quelli che hanno attraversato questi mesi di contestazione (il Jobs Act, lo Sblocca Italia e una Buona Scuola), con il discorso concentrato soprattutto sul tema di Buona Scuola del governo Renzi, la paventata privatizzazione del processo decisionale negli istituti, la criminalizzazione degli studenti impegnati in manifestazioni di dissenso – emblematico il caso dei sette studenti denunciati in occasione dell’occupazione dell’ITIS Giordani – e il riferimento ai cosiddetti ‘presidi-sceriffo’. Concomitanza molto importante quella del quarantacinquesimo anniversario dalla Strage di Piazza Fontana, senza colpevoli condannati da sentenze passate in giudicato, ma con responsabili individuati da sentenze della Cassazione nell’eversione nera (un poco velato riferimento allo scandalo cd. Mafia Capitale).
Secondo i piani, il corteo avrebbe dovuto congiungersi con quello parallelo partito da piazza Garibaldi, ma ciò non è avvenuto, dirigendosi prima nella zona di via Broggia, Santa Maria di Costantinopoli, piazza Cavour, deviando sull’altezza di via Duomo, imboccando il corso Umberto per arrestarsi a via Sanfelice. Qui, come al principio della manifestazione, il corteo è stato bloccato da una doppia linea di agenti del Reparto Mobile e dei Carabinieri, per impedire che venisse a contatto con la manifestazione dei sindacati che si svolgeva più avanti e che si stava avviando alla conclusione. La situazione è rimasta tale per più di mezz’ora, senza che salisse la tensione – ma con gli agenti con i launcher per il gas lacrimogeno pronti – con i manifestanti che chiedevano di poter passare, supportati nei loro reclami dai partecipanti della manifestazione di piazza Matteotti. Una chiusura da parte della Polizia che mal si è conciliata con il carattere pacifico della contestazione e con l’apertura mostrata dai manifestanti dell’altro corteo, e che ha indignato gran parte degli studenti. Il corpo del corteo è stato costretto dunque a voltare le proprie spalle. E’ risalito per via Mezzocannone per poi arrestarsi a Largo Banchi Nuovi, davanti a Palazzo Giusso dell’Orientale, dove si è infine disperso.