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Ambiente e terrorismo: come i crimini di natura finanziano i gruppi armati

Articolo #4 - Il saccheggio dellu2019ambiente da parte dei  gruppi terroristicidi Marco Passero

Spesso si parla di “crimini di natura”, commessi a danno dell’ambiente, sfruttandolo oltre i limiti fino a depredarlo delle sue risorse. Non tutti sanno però che il crimine ambientale sta diventando fonte di finanziamento per formazioni terroristiche e gruppi armati. Si va da separatisti affiliati di Al Qaeda sparsi in tutto il mondo a ribelli protagonisti di guerriglie (talvolta di matrice religiosa) in vari paesi africani. Secondo lo “United nations environment programme” (Unep) i saccheggi a danno della natura e dell’ambiente producono un utile tra i settanta e i duecentotredici miliardi di dollari l’anno. Le principali attività sono deforestazione, commercio di specie selvatiche, bracconaggio, che alimentano il mercato nero del legno o di parti di animali in materiali ricercati come l’avorio. I terroristi di tutto il mondo, facenti parte di qualsiasi tipo di organizzazione, sono attratti da operazioni del genere che risultano relativamente poco rischiose garantendo al contempo elevati profitti. Con questi finanziamenti tali gruppi hanno la possibilità di migliorare i propri armamenti, arruolare nuovi militanti e sovvenzionare costosi addestramenti. La geografia dei gruppi armati si deve alle informazioni di un rapporto del WWF, dal titolo “Natura Connection”. Secondo alcune associazioni in difesa dei diritti (dell’uomo e dell’ambiente) tra cui Elephant Action League, il terribile attacco del settembre 2013 al centro commerciale di Westgate a Nairobi, in Kenya, sarebbe stato in parte finanziato attraverso il commercio illegale dell’avorio generato dal bracconaggio degli elefanti nell’Africa dell’Est. Nelle zone del Centro America è forte la presenza di narcotrafficanti responsabili della deforestazione illegale di zone chiave considerate addirittura “corridoi biologici”; i Talebani ricorrono invece a risorse minerali come gli idrocarburi, mentre gli esponenti dell’Isis utilizzano a proprio beneficio diversi pozzi di petrolio. Già durante la guerra del Vietnam i Kmer rossi si finanziarono creando un traffico con il legno delle foreste, e lo stesso fecero i protagonisti delle guerre del Congo. Un altro aspetto non trascurabile è il legame emerso tra i crimini ambientali e la schiavitù infantile, manodopera a basso costo che contribuisce a un ulteriore vantaggio economico. Le risposte, però, più che dai governi arrivano dalle organizzazioni non governative: sono numerose, infatti, le Ong che portano avanti una lotta antibracconaggio e in difesa dei diritti dell’ambiente. Ci sono poi diverse iniziative di tutela a livello locale, troppo spesso represse con violenza: sono più di mille i rangers attivi in questo campo rimasti uccisi in trentacinque diversi paesi negli ultimi dieci anni.