TRAMA: Il giovane e talentuoso batterista Andrew Neiman (Miles Teller), studente al prestigioso conservatorio Shaffer, aspira a diventare uno dei più grandi del mondo del jazz e scala velocemente i gradini della scuola, finendo nella classe del famigerato professor Fletcher (J. K. Simmons), tanto esperto quanto esigente, brutale e persino sadico con i suoi studenti, da cui strappa non il massimo, ma l’anima. Pronto a dimostrare un talento che il suo arcigno mentore sembra voler distruggere o diminuire, instaura con l’uomo un duello estremo, acceso di rivalità, passione, odio, persino sangue, ma anche in fondo rispetto e stima reciproci.
GIUDIZIO: Racconto parzialmente autobiografico dell’autore Damien Chazelle (1985), batterista mancato ma regista più che mai affermato già al secondo film, “Whiplash” è una rivelazione, una sorpresa, una gemma inaspettata nel panorama indipendente americano e mondiale, già premiato al Sundance Film Festival, presentato a Cannes (Quinzaine des réalisateurs), insignito del Golden Globe (al miglior attore J. K. Simmons) e candidato a cinque Oscar. Fisico, nervoso, vibrante, elettrizzante dall’inizio alla fine, quasi tortuoso nel suo percorso di ambizione e riscatto, e infine liberatorio con una scarica di adrenalina che neanche un thriller, è un film che spiazza e sorprende per come costruisce una storia già vista di passione e impegno (l’ennesimo sogno americano, la relazione allievo-maestro) in un ambiente nuovo (il conservatorio, il jazz) e con risvolti mai banali, colpi di scena folli, e infine una morale per nulla scontata. Più che una rivelazione, si parla di una promessa del cinema. Chazelle ha il ritmo, l’occhio, la sensibilità di un grande, assodato regista. Ciò che più colpisce in questa sua seconda opera (la prima, misconosciuta “Guy And Madeline On A Park Bench”, 2009, inedita da noi, era già sul mondo del jazz) è il suo dinamismo, la sua personalità: un film sentito dalle viscere, necessario, fatto di getto, frenetico come il jazz, vivace come la gioventù. È grande cinema, lontano dalle patine e dalla retorica hollywoodiana, fatto con pochi mezzi e un’idea pura che lo giustifichi: il ritmo e il movimento, la vibrazione e l’emozione. La qualità più evidente di questo film virtuoso e nel suo piccolo perfetto è certo il sapiente e movimentato montaggio (Tom Cross), capace di offrire mille sfaccettature di una stessa azione e di uno stesso personaggio, moltiplicandolo in una varietà di dettagli quasi minuscoli, tic, espressioni, sorrisi, gocce di sangue e di sudore, sguardi, paure, frenesie, invidie, e tutto ciò che di grande e piccolo, sublime e mostruoso, ci può essere nella vita e nella metafora di un concerto. Musicalmente è jazz fino al midollo, ma con un’andatura tipicamente classica – andante – e con una pelle sensoriale difficilmente resistibile: un film da ascoltare e sentire, ancor più che da vedere. Questo duello tra due personaggi estremi e opposti, e infine uguali si consuma a suon di urla, insulti, botte e sangue, e si riduce infine a un rispetto carico di stima e devozione tra nemici, quanto di più nobile può sopravvivere in una guerra: è anche uno scontro tra due insospettabili titani della recitazione, la giovane rivelazione Miles Teller e un caratterista all’attesa ribalta da protagonista J. K. Simmons, in un uno contro uno appassionante e sanguinario. Il finale chiama l’applauso: cinema, maestro!
VOTO: 3,5/5
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