di Marco Sarracino
FIRENZE – Una volta messo piede alla stazione Leopolda, dopo una inaspettata foto con il sindaco di Firenze, si inizia a capire che qualcosa di nuovo sta accadendo.
Amministratori locali e nazionali, militanti di partito, noti artisti e semplici curiosi iniziano a sfilare sotto un mega cartellone con su scritto: “Prossima fermata: Italia”. Si respira già un’aria diversa. Quelli che vengono definiti “rottama tori” iniziano a conoscersi e a confrontarsi: si parte dal basso, da quelli che fanno politica solo per passione e per rabbia, da quelli che non hanno un centesimo dal sistema, da quelli che magari hanno passato più tempo in viaggio per arrivare a Firenze che alla convention. Nasce la rivoluzione “renziana”.
Così chiunque abbia voglia, sale sul palco e in cinque minuti può dire ciò che pensa, ciò che andrebbe cambiato, chi dovrebbe essere rottamato. E’ la politica fatta dal “popolo”, la vera politica.
Nel frattempo da Roma, chi si sente minacciato da ciò che sta nascendo, inizia a fischiare. È la paura di quelli che da anni mantengono le redini di un partito – e alcune volte anche di un intero paese. E’ la paura di non “lavorare” più, di non saper più cosa fare, è la classe dei politici di professione, una sorta di casta tutta italiana.
I messaggi sono comunque chiari: chi governa per più di quindici anni andasse a casa, e chi lo ha fatto per poco tempo ma in modo sbagliato, facesse lo stesso. Non è una lotta generazionale. Ciò che conta non è quanti anni hai, ma da quanto tempo “fai”. Meritocrazia, Casa, Lavoro, Ambiente: sono altre parole che comporranno il vocabolario della tre giorni fiorentina.
Lo si può dire con chiarezza e sicurezza: a Firenze è nata “la terza repubblica”. Magari la gente non è ancora pronta per un tale stravolgimento, perché di questo si parla, di un modo diverso di vivere la politica. Ma chi era alla stazione Leopolda lo è, ed avrà la responsabilità di cambiare il paese.
Il mega cartellone “Prossima fermata: Italia” rappresenta un messaggio chiaro. Sta nascendo una nuova Italia, e a farla crescere ci penserà chi era a Firenze.