«Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne lealmente la Costituzione». Con queste parole, proprie della formula di rito pronunciata davanti al Parlamento in seduta comune, Sergio Mattarella è divenuto ufficialmente il nuovo Presidente della Repubblica italiana. Arrivato a palazzo Montecitorio, Mattarella ha ricevuto il benvenuto del presidente della Camera Laura Boldrini e, subito dopo il lunghissimo applauso che lo ha accolto e il giuramento, ha tenuto il suo discorso di insediamento. Il neopresidente, eletto al quarto scrutinio con 665 voti, ha voluto innanzitutto omaggiare i suoi predecessori cominciando col rivolgere “un deferente saluto” a Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano. Inevitabile poi il riferimento alla contingente situazione di crisi economica, una recessione mondiale, europea e ovviamente anche italiana che ha avuto e che continua ad avere gravissime ripercussioni a livello sociale, con tutte le degenerazioni che ne sono derivate. Di fronte a tutto ciò si richiede uno sforzo di coesione notevole, e Mattarella ha sottolineato la sua volontà di proporsi come il Presidente di un paese unito, da Nord a Sud. È necessario che i cittadini si avvicinino alle istituzioni, troppo spesso avvertite come lontane e proprie di una politica elitaria e alla portata dei soli addetti ai lavori. Non è mancato il riferimento all’internazionalità della Costituzione e della Repubblica italiana, nello specifico alla ferma volontà di ripudiare la guerra (articolo 11 della Costituzione e dunque principio fondamentale) e contrastare con ogni mezzo la sfida sanguinosa del terrorismo, respingendo inoltre le inqualificabili pratiche di violenza messe in atto in nome della religione. Perseguire la pace, dentro e fuori i confini nazionali, condannando a questo proposito anche una piaga come il fenomeno mafioso, ricordando vittime come Falcone e Borsellino e il loro sacrificio, e auspicando il raggiungimento di risultati concreti nell’ambito della lotta alla corruzione, che invece si è diffusa a livelli “inaccettabili”. Il presidente Mattarella ha poi citato i marò Girone e Latorre e la loro controversa vicenda, sperando in una tempestiva e definitiva risoluzione con il ritorno in patria dei due fucilieri. Intanto è anche l’Europa a chiedere e auspicare una crescita del paese, quell’Europa che rappresenta una frontiera di speranza per una vera Unione politica. La strada è indicata dalla Costituzione, di cui il Capo dello Stato deve farsi garante, agendo sempre da “arbitro imparziale” a patto che i giocatori aiutino “con la loro correttezza”. Questa la promessa del Presidente Mattarella, dal 3 febbraio 2015 ufficialmente dodicesimo Presidente della Repubblica italiana.
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