di Marco Passero
“Si ricomincia!”. Charlie Hebdo torna in edicola con il secondo numero dopo l’attentato.
Il terribile attentato di Parigi, la conseguente e inevitabile pausa, e ora si ricomincia. Dopo uno stop di cinquanta giorni è tornato in edicola il settimanale Charlie Hebdo, l’irriverente e satirico periodico francese.
La rivista è nata nel 1970, e la sua critica coinvolge tutta la realtà contingente a trecentosessanta gradi, non risparmiando neppure simboli di alcune dottrine religiose, si veda il famoso “affaire” delle caricature di Maometto, vignette scandinave del giornale Jyllands-Posten ripubblicate in Francia nel 2006. Per tali contenuti le pubblicazioni di Charlie hanno sempre suscitato roventi polemiche, e il giornale ha ricevuto continue e gravi minacce fino ad arrivare a veri e propri attentati terroristici: il 2 novembre 2011, appena prima dell’uscita del numero sulla vittoria del partito fondamentalista islamico in Tunisia, diverse bombe molotov hanno distrutto la sede del giornale, e anche il sito internet della rivista ha subito un attacco informatico. Ma soprattutto lo scorso 7 gennaio 2015 si è verificato quello che molti hanno definito il più grave attentato terroristico in Francia da più di cinquant’anni. Due uomini armati di kalashnikov hanno attaccato la sede del giornale durante una riunione di redazione provocando ben dodici morti, tra cui il direttore Stéphane Charbonnier, detto Charb, diversi collaboratori e firme storiche del periodico, due poliziotti e numerosi feriti. Il numero pubblicato in seguito all’attentato ha avuto una tiratura di 7 milioni di copie in 16 lingue diverse, ma dopo altre due uscite si è deciso di sospendere temporaneamente la pubblicazione.
Mercoledì 25 febbraio Charlie Hebdo ha riaperto i battenti, tornando in edicola con due milioni e mezzo di copie. Sulla copertina a sfondo rosso un titolo nero a caratteri cubitali, “C’est reparti!”, un cane che scappa con una copia del settimanale in bocca, e ad inseguirlo le figure di Sarkozy, Marine Le Pen, Papa Francesco e uno jihadista rappresentato come un lupo nero con in bocca un kalashnikov. Come sempre le pagine del settimanale trattano temi quali la politica, l’economia, l’attualità, mentre la redazione cerca nuovi vignettisti registrando diversi rifiuti per timore di nuovi attacchi. In ogni caso dall’attentato la rivista ha visto crescere il numero di lettori (a gennaio su social, e non solo, erano tutti Charlie) e ora può inoltre disporre di un tesoretto di circa trenta milioni di euro grazie a una serie di donazioni.
La questione è più delicata che mai. Il confine tra libertà di espressione e di stampa e libertà religiosa è sottile, labile e potenzialmente distruttivo, soprattutto nel momento in cui si ha a che fare con estremismi e fondamentalismo religioso. I vignettisti di Charlie non hanno comunque intenzione di fare passi indietro, non si soffermeranno su omaggi alle vittime (“Non siamo mai stati un giornale lacrimevole”, ha dichiarato lo storico collaboratore Patrick Pelloux), e sono decisi a proseguire con linea editoriale che li ha sempre caratterizzati.