Ci siamo. Tra un mese, il prossimo 1° maggio, aprirà i battenti l’Esposizione Universale 2015, o Expo 2015, che si terrà a Milano fino al 31 ottobre. Tra indagini della magistratura milanese sugli appalti per la realizzazione dell’esposizione, con numerosi arresti e una successiva speciale sorveglianza da parte del commissario governativo Raffaele Cantone, e clamorosi ritardi nella costruzione di tre cantieri su quattro, l’esposizione accoglierà visitatori di tutto il mondo (venti milioni quelli stimati) estendendosi per circa due chilometri nell’area nord-ovest della città.
“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”: questo lo slogan per l’edizione 2015, che Milano si è aggiudicata nel marzo 2008 battendo la città turca di Smirne e il relativo progetto “Salute per tutti”. Dopo le esposizioni di Lisbona (1998), Hannover (2000) e Shangai (2010), che hanno trattato la questione relativa a uno sfruttamento più sostenibile del pianeta, il tema sarà stavolta rappresentato dal problema dell’alimentazione e delle risorse del pianeta. Il filo conduttore è il diritto ad una alimentazione sana e sufficiente per ogni singolo abitante del Pianeta, mentre la popolazione mondiale è in continua crescita ed è più che mai urgente distribuire equamente le risorse, e chiamerà in causa tecnologie e innovazioni, ma anche tradizioni e culture che ruotano attorno al cibo e alla nutrizione.
Il Padiglione Italia costituirà il cuore dello spazio e resterà a rappresentare l’innovazione tecnologica della città anche al termine dell’evento; parteciperanno ufficialmente 144 paesi e 3 organizzazioni internazionali, l’ONU, il CERN e la Commissione Europea, ognuno con i propri padiglioni, aree tematiche, e cluster, ovvero nove aree dove i vari paesi potranno incontrarsi e confrontarsi su uno specifico tema o su una problematica. Due edifici imponenti come l’Open Air Theatre e l’Expo Centre sono concepiti come temporanei: il primo potrà ospitare circa undicimila persone su prato e gradinate, il secondo sarà luogo di convegni, dibattiti e spettacoli, ma di entrambi non ci sarà più traccia dopo il prossimo 31 ottobre, e per questo motivo essi sono stati costruiti razionalizzando i costi o utilizzando prefabbricati facilmente smontabili come nel caso delle Architetture di Servizio.
Un’esposizione universale è un’occasione straordinaria per condividere idee, innovazioni ed esperimenti creativi a livello mondiale. Quel che è certo è che dal punto di vista della costruzione degli spazi e dei lavori di preparazione l’Italia è partita ancora una volta con il piede sbagliato. Mazzette, ritardi, bonifiche impreviste (amianto trovato in vari terreni) e spese non preventivate che hanno pesato sulle casse pubbliche per l’ennesima volta non fanno bene all’immagine di un paese già in difficoltà su più fronti. La speranza è che Expo Milano 2015 possa essere la tanto agognata possibilità, soprattutto considerando il tema dell’alimentazione, per un rilancio del (Bel?)paese, che nei secoli ha fatto della propria cucina un’arte, esportata e imitata in tutto il mondo e arricchita dalla creatività delle tradizioni locali.