Nel giugno 2014 Abu Bakr Al-Baghdadi ha proclamato la nascita di un califfato nei territori caduti sotto il suo controllo. Da allora il gruppo terroristico islamista attivo in Siria e Iraq, dove per volere del suo attuale capo si è autoproclamato stato indipendente, ha assunto la denominazione di Stato Islamico (IS), superando le “etichette” di Stato Islamico dell’Iraq e della Siria (ISIS) e Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIL).
Al-Baghdadi, proclamatosi califfo, ha creato una struttura ben organizzata con un’amministrazione centrale, membri e consiglieri, un vice per l’Iraq e uno per la Siria e dodici governatori locali in entrambi i Paesi.
È notizia recente, non ancora confermata da Washington, che il numero due dell’IS, Abdul Rahman Mustafa Mohammed, meglio noto come Abu Alaa al-Afri, sarebbe morto nel corso di un raid aereo della coalizione nel nord dell’Iraq. La BBC riporta il take citando il ministero della difesa iracheno secondo cui Al-Afri si trovava all’interno della moschea Tal Afar (una cinquantina di chilometri a ovest di Mosul) per incontrare dozzine di militanti, anch’essi morti nel bombardamento. Al-Afri godeva di un forte consenso per il fatto di essere iracheno e di aver combattuto al fianco di Al-Baghdadi; in effetti diverse fonti lo avevano considerato addirittura il leader pro tempore del califfato dopo che Baghdadi è rimasto ferito durante un raid dello scorso marzo. Quasi a sottolineare il peso della sua figura, una taglia fino a sette milioni di dollari era stata istituita dal dipartimento di Stato americano al fine di raccogliere informazioni utili sul famigerato membro dell’ala qaedista irachena.
La necessità di indicare un vice califfo sarebbe derivata proprio dalle gravi condizioni del califfo dell’IS Al-Baghdadi, a seguito di un attacco aereo USA che gli avrebbe provocato serie lesioni alla spina dorsale con conseguente incapacità di muoversi. L’uso del condizionale è d’obbligo poiché i vertici del Pentagono non hanno mai confermato i dettagli di questi episodi ribadendo che, in base alle loro ricostruzioni, l’IS avrebbe ancora il suo capo indiscusso in attività.
In questo momento con il califfo gravemente ferito, Al-Afri eliminato e l’impellente necessità di indicare il nuovo numero due, lo Stato Islamico sta mostrando un’inaspettata debolezza in termini di leadership, proprio mentre l’attività militare presenta più fronti su cui intervenire, si pensi al tentativo di penetrare in Libano, o all’offensiva nell’Anbar puntando alla città di Ramadi.