Il mondo delle scienze esatte, e non solo, piange la scomparsa di una delle sue menti più brillanti. Lo scorso 23 maggio è morto in un incidente stradale, nel New Jersey, John Nash. Viaggiava insieme alla moglie su un taxi ed era di ritorno dalla Norvegia dove gli era stato conferito il premio Abel, riconoscimento assegnato ogni anno dal sovrano norvegese a un eminente matematico straniero.
Premio Nobel per l’economia nel 1994, Nash ha rivoluzionato tale disciplina con il suo acume, la sua originalità e, concretamente, con i suoi studi di matematica applicati alla teoria dei giochi. Il suo principale risultato è l’elaborazione dell’”Equilibrio di Nash”, altrimenti noto come “equilibrio non cooperativo”: nell’ambito della teoria dei giochi e del dilemma del prigioniero, tale equilibrio è una condizione che sussiste quando, date alcune strategie scelte da due concorrenti, nessuno dei due può migliorare la propria posizione adottando una nuova e differente strategia. Nash ha prodotto teorie fondamentali in molti campi della matematica, dalle equazioni differenziali alle derivate parziali alla geometria algebrica. La motivazione dell’ultimo premio ricevuto parlava di “sorprendenti e fondamentali contributi alla teoria delle equazioni differenziali alle derivate parziali non lineari e le relative applicazioni all’analisi geometrica”. Una peculiarità dell’esistenza di Nash, con cui lui e i suoi familiari hanno convissuto per più di trent’anni, è stata la schizofrenia. Alternata a momenti di lucidità che gli permettevano di proseguire nei suoi lavori, la malattia gli ha provocato spesso serie crisi in cui la sua salute mentale sembrava ormai seriamente deteriorata. La moglie Alicia Nash ha dedicato la sua vita a sostenerlo in tutti i modi, vivendo momenti drammatici con notevoli sacrifici, in nome di un amore lungo una vita intera.
La vita e la genialità di John Nash hanno ispirato un’imponente produzione hollywoodiana nel 2001. Il film “A beautiful mind”, diretto da Ron Howard, ha lavorato con abilità sulle allucinazioni del protagonista, magistralmente interpretato da Russell Crowe. L’attore australiano sprigiona tutto il suo talento nel doveroso omaggio alla vita di un genio, incarnando perfettamente le difficoltà di interazione presenti già in età giovanile, caratteristica spesso riscontrabile in menti di tale grandezza, fino a rivelare il disturbo psichico, devastante ma non in grado di privare del tutto il matematico delle sue straordinarie intuizioni. La pellicola, liberamente ispirata alla biografia di Nash scritta da Sylvia Nasar, dal titolo “Il genio dei numeri. Storia di John Nash, matematico e folle”, conquistò quattro premi Oscar alla cerimonia del 2002 e incassò complessivamente oltre trecento milioni di dollari. L’interpretazione garantì a Russell Crowe una nuova nomination al premio Oscar come miglior attore protagonista, dopo il riconoscimento ottenuto l’anno precedente per “Il gladiatore”. Lo stesso Crowe, che nei mesi di preparazione aveva vissuto molto intensamente la storia del genio matematico per poi prestargli volto e voce nella maniera più realistica e naturale possibile, ha definito con un tweet Nash e la moglie “Beautiful minds, beautiful hearts”, dichiarandosi scioccato per la loro improvvisa e accidentale morte.
Quando John Nash terminò l’università, il suo professore gli scrisse una lettera di presentazione di una sola riga: “Quest’uomo è un genio”. La storia di John Nash è uno straordinario esempio di genialità e malattia, una convivenza in apparenza dicotomica ma a quanto pare intrinsecamente vincente. Il caso di Stephen Hawking è opposto, malattia fisica che devasta un corpo nel quale un cervello perfettamente funzionante rimane imprigionato; Nash aveva imparato invece a convivere con una schizofrenia paranoide che gli provocava momenti di instabilità molto gravi. Ma neanche in questo caso la genialità ha voluto arrendersi a una tale costrizione, mostrandosi più forte di tutto.