di Marco Di Domenico
Situazione di impasse politica in Algeria. Dalla rielezione, scontata, del presidente Abdelaziz Bouteflika, al quarto mandato, non sembra essere cambiato nulla.
Bouteflika aveva promesso un cambio di passo nella politica economica algerina, totalmente dipendente dall’export di petrolio e gas naturale. Ma, da mesi, ad Algeri c’è una situazione di stallo politico, economico e sociale. L’attività politica è bloccata: dall’inizio dell’anno, si sono tenuti solo cinque consigli dei ministri e in tutto il 2014, il governo ha presentato al parlamento solo ventisette disegni di legge. A malapena si riesce a convocare il parlamento, che non sta svolgendo il suo ruolo di contrappeso al potere del presidente.
Il 14 Maggio, le autorità hanno annunciato un rimpasto di governo, nell’aria da vari mesi. Un provvedimento che non ha cambiato l’umore degli algerini, sempre più sfiduciati e disaffezionati alla vita politica. La decisione del rimpasto, poi, è passata come un altro esempio di quanto l’Algeria sia nel caos e la politica sia immobile. Ci sono anche speculazioni su una possibile lotta interna al governo, diviso dall’appartenenza a vari clan. La lotta tra questi, che si contendono i vertici dello stato, sembra essere alla base dello scontro tra il Ministro degli affari maghrebini, Messahel, e il Ministro degli esteri, Lamamra. Il motivo pare essere l’importante dossier sulla cooperazione internazionale, attraverso cui si devono stabilire gli obiettivi prioritari da finanziare con gli aiuti dei maggiori donatori occidentali, Francia su tutti.
Non è la prima volta che l’Algeria attraversa una fase di vuoto istituzionale. Tuttavia, di fronte alla minaccia di una grave crisi economica, potrebbe diventare un detonatore di rivolte sociali. Infatti, il calo del prezzo del petrolio, sceso in un anno da 125 a 50$, ha ridotto notevolmente le entrate dell’Algeria, nonostante nelle ultime settimane il prezzo stia ricominciando a salire. L’Algeria ricava dagli idrocarburi il 60% della sua richezza e il 98% dei guadagni delle esportazioni.
Un’ulteriore problema è l’uso indiscriminato delle riserve valutarie straniere: conviti che il prezzo del petrolio sarebbe presto risalito, il governo ha deciso di finanziare la spesa pubblica con le riserve di moneta. Questa importante riserva si sta rapidamente esaurendo e sarà prosciugata nel giro massimo di quattro anni.
L’Algeria deve necessariamente diversificare la propria economia troppo dipendente dal gas naturale e dal petrolio. L’industria, ad esempio, vale solo il 5% del P.I.L. e le importazioni, anche di prodotti agricoli, sono in continuo aumento. Il saldo delle importazione nel 2014 è stato di circa 60 miliardi di dollari. Il governo ha deciso di porvi un freno, rilanciando i consumi locali.
Fino ad ora, non sono stati toccati sussidi sociali, su tutti le sovvenzioni per l’acquisto di beni alimentari e benzina. Una politica costosa, ma necessaria per mantere il patto sociale con il popolo.
In tutto ciò, l’opposizione algerina, divisa principalmente tra forze laiche ed islamiste, prova ad organizzarsi, specialmente per mobilitare la popolazione per aumentare le pressioni sul presidente. Ma, nonostante alcune manifestazioni tra le guardie comunali e i lavoratori dell’estrazione del gas, nessun movimento o mobilitazione è inquadrato in un percorso politico. Gli algerini, vedendo quanto accade ai propri confini, specie quello libico, preferiscono avere stabilità ed evitare il caos.
La questione della successione a Bouteflika è ancora in sospeso. Fervono le manovre dei clan al governo, che coinvolgono uomini vicini al presidente, lo stato maggiore dell’esercito, i servizi segreti e il mondo degli affari.
Una situazione di stallo che preoccupa molto la Francia Il presidente Hollande ha fatto visita al paese lo scorso 15 Giugno. Molti critici sostengono che Hollande abbia voluto richiamare tutti alla calma, dettando anche i termini di un’eventuale successione del presidente.