Una delle più importanti agenzie specializzate delle Nazioni Unite, l’UNHCR (Alto Commissariato Onu per i Rifugiati), ha reso noto che i profughi siriani sono ormai quattro milioni. Le notizie che giungono da Ginevra sono tanto più drammatiche se si pensa che i dati sono purtroppo destinati a crescere: i profughi di questa Repubblica Araba del Vicino Oriente saranno, secondo le stime, 4,27 milioni entro la fine dell’anno.
La Siria vive una sanguinosa guerra civile dal marzo 2011, quando ci furono le prime manifestazioni pubbliche poi degenerate. Lo scontro, che contrappone ancora oggi le forze governative a quelle dei manifestanti, si basa anche e soprattutto su una questione confessionale. La Siria è un paese a stragrande maggioranza sunnita. I musulmani sunniti rappresentano circa il 75% della popolazione, a fronte dell’11% di fede alawita (musulmani sciiti). La peculiarità è rappresentata dal fatto che gli organi dirigenti e lo stesso presidente appartengono alla comunità religiosa alawita, minoritaria. L’obiettivo degli insorti è stato sin da subito quello di spingere il presidente Bashar Al-Assad alle dimissioni, eliminando la struttura monopartitica del Ba’th. Un conflitto così sanguinoso ha provocato (e provoca tuttora) un numero di rifugiati elevatissimo; soltanto negli ultimi dieci mesi la cifra è aumenta di un milione.
“La popolazione siriana avrebbe bisogno del sostegno di tutto il mondo e invece vive in condizioni terrificanti, affondando sempre più nella povertà”. Una povertà dilagante. Questo è quanto sottolineato da Antonio Guterres, Alto Commissario. “È la più numerosa popolazione di rifugiati da un solo conflitto in una sola generazione”. I rifugiati, per definizione, trovano (o cercano, quantomeno) riparo in altri paesi, e la maggior parte dei siriani in fuga vive ora tra Libano, Giordania, Iraq o Egitto. Si tratta di paesi limitrofi che comunque non garantiscono alcuna parvenza di democrazia considerando la grave incidenza delle Primavere Arabe. In realtà è la Turchia a ospitare il più elevato numero di rifugiati siriani, ben 1,8 milioni di persone. La situazione attuale è la seguente: 270mila siriani hanno chiesto asilo politico in Europa e 7,6 milioni sono sfollati all’interno dei confini siriani. L’UNHCR, nelle parole dell’Alto Commissario Guterres, invita il mondo a mobilitarsi e ribadisce che il dramma si aggrava per la mancanza dei fondi necessari a finanziare le necessità più elementari di questa popolazione sfollata e delle comunità dove si sono installati, le quali hanno visto superata molto rapidamente la loro capacità di accoglienza. L’agenzia Onu sta cercando di raccogliere la cifra di 5,5 miliardi di dollari da destinare agli aiuti umanitari, un’assistenza da garantire in una palese situazione di emergenza, nella forma di una risposta tempestiva, adeguata, efficiente e ad hoc. L’obiettivo è raggiungere questa cifra entro la fine del 2015, ma per ora ci si attesta attorno al 25% del totale. Occorre agire e occorre farlo nell’immediato, altrimenti i siriani vivranno un dramma nel dramma: in fuga da una guerra civile disumana e costretti, perché privi di sostegno, ad andare incontro ai più gravi problemi sociali, rischiando addirittura di non riuscire a soddisfare bisogni fondamentali come cibo, riparo, accesso ai servizi sanitari e all’istruzione.