Lo scorso 14 luglio il Consiglio degli Studenti d’Ateneo dell’Università “Federico II” di Napoli ha ricevuto una proposta dal Rettore, prof. Gaetano Manfredi, riguardo l’aumento delle tasse in tutto l’Ateneo. Il tasso di aumento va dal 3% (dalla fascia 2 alla fascia 8) fino ad arrivare al 25% (dalla fascia 15 alla 19), passando per l’aumento del 7% delle fasce dalla 9 alla 12, e del 10% per la 13° e 14° fascia.
La proposta manifesta l’ignavia rettoriale per la condizione studentesca, da anni destabilizzata dalla pessima condizione in cui verte il Diritto allo Studio campano su cui la Federico II non ha mai preso realmente posizione, benché stimolata, imponendosi nel dibattito locale, regionale e nazionale sottolineando le criticità che incombono sulle condizioni materiali degli studenti e che necessariamente determinano un certo tipo di università, di società e di futuro, il quale viene sempre più lasciato a se stesso, nell’assenza di un progetto costruito collettivamente tra docenti e studenti insieme, valorizzando e promuovendo una tipologia di università che tenda all’apertura, all’inclusività, ad una coscientizzazione degli studenti per una prospettiva reale di cambiamento.
In un contesto simile, il Rettore restringe gli spazi di discussione democratici, si chiude in discussioni di fine luglio e veloci approvazioni, escludendo gli studenti da ogni possibile dibattito e creazione di un inevitabile dissenso intorno alla proposta. La velocità di discussione e approvazione – a cui siamo ormai abituati dall’attuale governo nazionale, sul quale modello tanto bene sembrano adattarsi le istituzioni di tutto il Paese – è un oltraggio alla responsabilità che gli Organi centrali dell’Ateneo hanno nei confronti di tutta la platea universitaria e cittadina: non lasciando ai rappresentanti la possibilità di confrontarsi con coloro che li hanno eletti non per favorire gli interessi di pochi e sempre gli stessi (i vertici dell’Ateneo con cui stringere accordi per avere vita facile per proposte elettoralmente spendibili con gli studenti in futuro), ma per essere la loro voce e le loro orecchie nei ‘palazzi’ e nelle ‘sedi’ accademiche in cui si decide la linea amministrativa, burocratica e anche politica (come potrebbe l’Università più grande del Mezzogiorno, anche involontariamente, non fare politica con le sue decisioni, determinando con le proprie scelte un numero così esponenziale di studenti?) della Federico II, risulta un tipico gesto amministrativo della peggior politica, quella che preferisce pesare sui più deboli, invece di lottare insieme per cambiare le cose.
La risposta ai problemi viene ancora una volta ridotta ad una chiusura e svolta autocratica, con una aggravarsi della condizione studentesca e senza realmente risolvere le vere criticità ed avviare processi reali per costruire i presupposti per mutare le condizioni materiali studentesche e della società. Parallelamente alla situazione greca, al violento stupro alla democrazia consumatosi nei vertici UE, con un tasso di disoccupazione tra i più alti d’Italia, il segnale del Rettore Manfredi è l’imposizione di un aumento delle rette universitarie, in perfetta continuità con il sistema di austerity, interessato esclusivamente alle regolarità burocratiche e all’amministrazione di interessi particolari, di pochi, passando sulla vita della popolazione, delle soggettività e sui loro desideri.
Le varie associazioni studentesche si sono espresse in maniera estremamente negativa nei confronti della proposta, soprattutto quelle più dichiaratamente di sinistra: immediatamente dopo il CSA si sono susseguiti comunicati stampa che si scagliavano contro il provvedimento in analisi in Consiglio degli Studenti d’Ateneo.
Link Napoli Coordinamento Universitario, poco dopo il Consiglio, ha infatti lanciato una campagna chiamata ‘Nessuno Escluso’ (con annesso omonimo hashtag #nessunoEscluso), iniziando una raccolta firme online che sta coinvolgendo studenti e famiglie, che si stanno opponendo fortemente alle intenzioni del Rettore per il rincaro delle tasse. “Chiediamo che il Magnifico Rettore ritiri questa proposta di aumento delle tasse universitarie e si faccia carico di promuovere un vero dibattito per una modifica dei regimi di tassazione in chiave progressiva e redistributiva”, dice la petizione. Sfiorando le 400 firme in poco meno di due giorni, con un intenso lavoro d’informazione attraverso i social network, il Coordinamento Universitario sta cercando di vincere contro la strategica mossa dell’Ateneo nel promuovere cambiamenti così imponenti in un periodo di esami o di già avviate vacanze, in cui gli studenti difficilmente sono attenti come sarebbero in altri momenti dell’anno a proposte di questa natura, non sentendosi normalmente – figuriamoci con le ferie estive alle porte – coinvolti nelle dinamiche universitarie.
In qualunque caso, all’unanimità la rappresentanza studentesca ha rigettato la proposta, sottoscrivendo un parere negativo nei confronti dell’aumento delle tasse. “Riteniamo allarmante – scrivono i rappresentanti degli studenti nella lettera di risposta al Rettore – il cambio di prospettiva e di visione del ruolo dell’Università da parte degli organi di governo della stessa essendo stati sempre confortati dal fatto che le politiche rettoriali avevano sempre avuto come punto fermo quello di non aumentare i costi dell’istruzione in un contesto sociale ed economico già fortemente in crisi”.
“Pensiamo inoltre – continuano gli studenti – che il nostro Ateneo debba assumere protagonismo rispetto alla necessaria modifica dei criteri di ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO), che incide in maniera negativa principalmente negli atenei del Mezzogiorno, e di un fondamentale incremento del fondo in questione. Non possiamo accettare il ricatto di un aumento dei fondi al prezzo di un aumento della tassazione. Come rappresentanti degli studenti chiediamo il ritiro immediato della proposta di modifica della tassazione”.