In un’intervista al Financial Times il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan è tornato a insistere sulla necessità di dare vita a una vera unione politica, un’unione più forte della Zona euro. I dati più recenti, provenienti da una serie di studi statistici della BCE, hanno registrato in realtà un aumento di prestiti e finanziamenti ai privati e alle aziende nel mese di giugno, con un +0,6% rispetto al +0,5% del mese precedente, risultato in linea con le attese del sondaggio Reuters.
Da Bruxelles, tuttavia, Padoan ha voluto ribadire il bisogno urgente di andare oltre: “L’uscita, e dunque la fine dell’irreversibilità, è ora un’opzione sul tavolo. […] Qualcuno ritiene che ci si possa aggiustare con piccoli interventi. Io penso che non sia abbastanza”. Per una soluzione di lungo periodo occorrono manovre massicce, poiché la crisi greca ha mostrato che l’adozione dell’euro dallo scorso 1° gennaio 2002 non costituisce un punto di non ritorno, paventando quel pericolo della reversibilità della moneta percepito con il timore di una Grexit nelle scorse settimane: “Parliamoci chiaro, se vogliamo evitare questo rischio dobbiamo avere un euro diverso, un euro più forte”. Di maggiore integrazione nell’area euro si è già iniziato a parlare nell’Eurogruppo, e il dibattito si aprirà a settembre. “Italia e Francia sono stati tradizionalmente tra i sostenitori più forti di una profonda integrazione europea, ma altri paesi sono scettici nel sostenere un maggior grado di convergenza politica”, ha proseguito il ministro. L’accountability è uno dei principi su cui si fonda l’Europa, per cui una politica fiscale deve rispondere ad un Parlamento, democraticamente eletto, e garantire una più elevata condivisione dei rischi. Tra le misure che in Italia si richiedono necessarie occorre ricordare una conclusione dell’unione bancaria, la creazione di un bilancio dell’Eurozona comune, un sistema di assicurazione contro la disoccupazione. Il lavoro, inoltre, è ovviamente una delle sfide più attuali e imperanti: “I cittadini vogliono sapere se ottengono un lavoro o no, e se i loro figli avranno un lavoro o no. Le istituzioni europee devono essere in grado di dire ‘Sì, le probabilità per voi di ottenere un posto di lavoro sono più forti che senza avere l’Europa’”.
Gli euroscettici non mancano e Padoan si rivolge anche a loro: “Ci sarebbero fuga di capitali, perdita di fiducia, fallimenti”. La conseguenza inevitabile sarebbe un costo strutturale aggiuntivo rispetto al costo immediato, potenzialmente molto elevato. L’accordo raggiunto per evitare la Grexit dovrebbe essere visto, secondo il ministro, “come un momento di svolta per il continente”.