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L’ENI scopre il più grande giacimento di gas del Mediterraneo: quali i risvolti per la geopolitica dell’energia?

152141814-83d10b80-17ba-440f-bb68-e36922e3be7edi Bruno Formicola

La multinazionale italiana ENI, maggiore produttore di petrolio e gas operante in Africa, ha scoperto al largo della costa egiziana il giacimento di gas più grande del Mediterraneo e uno dei più grandi al mondo. Fino ad ora il titolo era stato detenuto da Leviathan, giacimento situato nell’offshore israeliano dal quale attualmente attinge l’Egitto. Stando ai dati forniti dall’Ente Nazionale Idrocarburi, la scoperta ha un potenziale di 850 miliardi di metri cubi (bcm) di gas, a fronte dei 620 bcm contenuti nel giacimento conteso dal Libano e da Israele. Zohr 1X, questo il nome del pozzo, si estende per circa 110 km ed è ubicato a 1.450 di profondità nella Zona Economica Esclusiva egiziana a nord di Port Said, vicino al Delta del Nilo. Come l’Italia, la terra dei faraoni è attualmente costretta ad importare gran parte del suo gas, ma questa scoperta è destinata a cambiare le carte in tavola: la quantità di gas contenuto nel giacimento potrebbe soddisfare la domanda del paese per decenni e addirittura trasformare l’Egitto da importatore ad esportatore; ma data la crescita demografica, “probabilmente dovranno soddisfare innanzitutto la domanda interna prima che vengano discussi piani per l’esportazione. Questo porrà un freno ai piani israeliani di esportare gas in Egitto” ha detto Robin Mills, un’analista della società di consulenza Manaar Energy Consulting, aggiungendo che l’estrazione non avrà luogo prima di circa quattro o cinque anni. L’ENI si è aggiudicata la concessione nel 2014 vincendo una gara d’appalto internazionale e divenendo l’unica compagnia ad operare nel cosiddetto blocco di Shorouk entro cui è situato il giacimento. L’ottenimento della licenza è solo parte di un più esteso piano di investimenti (5 miliardi di dollari) che mira ad aumentare la produzione di gas e barili di petrolio nei prossimi quattro anni; la scoperta di Zohr 1X potrebbe attirare maggiori fondi nell’area.
In seguito all’annuncio, l’amministratore delegato dell’ENI Claudio Descalzi ha fatto visita alle principali autorità egiziane per aggiornale sulla situazione, ha poi dichiarato: “La strategia che ci ha portato a insistere nella ricerca nelle aree mature di paesi che conosciamo da decenni si è dimostrata vincente a riprova che l’Egitto presenta ancora un grande potenziale. Questa scoperta storica sarà in grado di trasformare lo scenario energetico di un intero paese, che ci accoglie da oltre sessant’anni.” L’Egitto infatti è stata, come si legge sul sito ufficiale, “la prima avventura internazionale” dell’ENI: nel 1954 Enrico Mattei avviò un rapporto di fruttuosa collaborazione con il presidente egiziano Nasser, che in seguito divenne anche suo amico personale. Dagli anni ’60 le relazioni tra i due paesi si intensificarono, rendendo l’Egitto uno dei principali partner commerciali nel continente africano. Ma quali saranno i risvolti geopolitici di tale scoperta?

giacimento-eni-egittoLa geopolitica del gas. Come detto in precedenza, l’Egitto sarà il principale beneficiario del gas immagazzinato all’interno di Zohr 1X, ma analizzando l’attuale equilibrio energetico del Mediterraneo è possibile individuare altri paesi che trarranno beneficio da tale scoperta, oltre ad altri che vedranno nel ricco giacimento una spada di Damocle per i propri affari. L’Italia attualmente produce circa il 10% del gas consumato, mentre il resto viene prevalentemente importato dalla Russia, che fornisce circa il 45% del nostro fabbisogno; altri partner di notevole rilevanza sono l’Algeria (la cui quantità di gas importato è diminuita drasticamente nelgli ultimi anni, dal 20% all’11%), Libia e Quatar, mentre in fondo alla lista troviamo paesi del nord-Europa come Olanda e Norvegia. Dato il ruolo di protagonista dell’ENI nella scoperta del giacimento e una collaborazione con l’Egitto che dura da sessant’anni, non è da escludere un prezzo di favore per l’Italia, che, anche in caso di prezzo invariato, potrà liberarsi parzialmente dalla presa di Gazprom. Va ricordato tuttavia che le pratiche di estrazione non avranno inizio prima di quattro o cinque anni, anche se l’ENI ha già annunciato che sfrutterà le infrastrutture già esistenti per velocizzare le operazioni. Tra i principali perdenti in questo gioco del gas c’è Israele, che vedrà l’Egitto progressivamente volgersi verso Zohr 1X e non più alle sue esportazioni; dopo la notizia, le azioni della principale compagnia dell’energia israeliana, Delek Group, hanno perso valore e così l’indice del Petrolio e del Gas di Tel Aviv. La Russia potrà vedersi sottratta una parte dei suoi guadagni, che scivoleranno via soprattutto dall’Italia, mentre la Libia, data la persistente insicurezza del luogo, potrebbe assistere alla perdita di alcuni clienti che si affiderebbero al vicino Egitto, nonostante permangano sacche di instabilità. Tutto questo ammesso che nei prossimi cinque anni l’area non assista a radicali sconvolgimenti e che la strada verso l’estrazione non venga ostacolata da fattori esterni.