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Premio “Le Maschere del Teatro Italiano”: quinta edizione tra attualità e tradizione

Miglior Spettacolo a Stefano Massini per

Miglior Spettacolo a Stefano Massini per “Lehman Trilogy”

di Stefano Santos

Un Teatro Mercadante sede del rinnovato Teatro Stabile di Napoli ora Teatro Nazionale ha ospitato la quinta edizione del premio de “Le Maschere del Teatro Italiano”. La serata settembrina, condotta come sempre da Tullio Solenghi, è stata il capitolo finale di un processo iniziato a maggio, in cui i giurati presieduti da Gianni Letta discussero in una seduta pubblica le nomination da sottoporre alla giuria popolare composta dagli addetti ai lavori.

L’inizio della cerimonia è stata segnata dal ricordo delle grandi figure del teatro scomparse quest’anno, dalle voci dei creatori del premio Luca De Fusco e Maurizio Giammusso: il patron dell’Augusteo Francesco Caccavale, i registi Francesco Rosi e Luca Ronconi, oltre a Pino Daniele (le cui note sono risuonate nella sigla d’apertura).

È l’attualità ad essere protagonista: vincitrice come ‘Migliore spettacolo di prosa’ è stata infatti Lehman Trilogy, scritta da Stefano Massini (vincitore nella categoria ‘Migliore autore di novità italiana’) e diretta dal compianto Luca Ronconi, la trasposizione drammatica dell’ascesa e il crollo della Lehman Brothers, la più grande banca d’investimento del mondo, che ha prevalso su Il sindaco del Rione Sanità di Marco Sciaccaluga e Il Don Giovanni. Vivere è un abuso, non un diritto di Filippo Timi. Anche nel tenore della conduzione di Solenghi, con il parallelo posto all’inizio tra la Grecia antica culla del Teatro e la Grecia della crisi economica, proseguito poi con tono dissacrante con il parallelo di una Angela Merkel primitiva (al tempo di Sofocle, Eschilo e Euripide), i visi di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi al posto di quelli del Sarcofagi degli Sposi della necropoli etrusca di Cerveteri, Putin come un orso russo e Varoufakis come Voldemort.

La tradizione eduardiana si rivela solida nelle vittorie di Antonio Latella per Natale in Casa Cupiello come ‘Migliore regia’ (prevalendo su Alessandro Gassmann per Qualcuno volò sul nido del cuculo e Romeo Castellucci per Go down, Moses) e Eros Pagni come ‘migliore attore protagonista’ per Il Sindaco del Rione Sanità di Marco Sciaccaluga. Manuela Mandracchia per Hedda Gabler si aggiudica la maschera come ‘migliore attrice protagonista’. Tra i non protagonisti, il napoletano Nando Paone per Don Giovanni di Alessandro Preziosi – scelto quasi ‘in sogno’ da quest’ultimo – e Monica Piseddu per Lo Zoo di Vetro di Tennessee Williams diretto da Arturo Cirillo. La performance Giulia Lazzarini in Muri – prima e dopo Basaglia di Renato Sarti ha vinto il premio come migliore attrice di monologo.

Il neo-direttore della Scuola di Teatro dello Stabile di Napoli Luca De Filippo ha consegnato il premio come ‘migliore attore esordiente’ a Alessandro Averone per il suo lavoro in Der Park di Peter Stein. Lo spettacolo firmato dal regista tedesco ha prevalso anche per la scenografia, con la maschera andata a Ferdinand Woegerbauer. Nel resto delle categorie tecniche hanno vinto Maurizio Millenotti ai costumi per Il Giardino dei Ciliegi di Luca De Fusco – a Dino Trappetti, direttore della leggendaria Tirelli Costumi il premio in memoria di Graziella Lonardi Buontempo – Luigi Saccomandi alle luci per Il Don Giovanni. Vivere è un abuso, non un diritto di Filippo Timi. Secondo premio consecutivo come migliore autore di musiche a Nicola Piovani per La dodicesima notte di Carlo Cecchi (dopo la vittoria dell’anno scorso con La serata a colono).