di Marco Passero
La Catalogna è in mano agli indipendentisti. La loro vittoria alle elezioni regionali catalane, considerando anche un’affluenza record (77%, superando di oltre sette punti quella del 2012), potrebbe trasformare il progetto di secessione in una questione tutt’altro che utopica. Dinanzi a migliaia di sostenitori riunitisi a Barcellona il presidente uscente secessionista Artur Mas ha esultato dichiarando “abbiamo vinto con quasi tutto contro e questo ci dà un’enorme forza”. Più diretto Antonio Banos, leader dei secessionisti radicali della CUP, che ha rivolto un tweet al veleno allo stato spagnolo: “Senza rancore, adios!”.
Le due liste hanno ottenuto insieme una maggioranza assoluta di 72 seggi su 135 nel nuovo parlamento catalano. Madrid, che vive i risultati di queste ore come un incubo, sottolinea con vigore – attraverso media e canali ufficiali – che i secessionisti rimangono al di sotto del 50% dei voti; Mas dovrà dunque lottare con la durissima opposizione del governo centrale per realizzare il suo obiettivo di una reale “disconnessione” dalla Spagna entro il 2017. Il governo madrileno, in un braccio di ferro politico e istituzionale, minaccia di destituire Mas, e il premier Rajoy non ha esitato a definire “catastrofici” i risultati di tali elezioni, le quali hanno mobilitato addirittura oltre cinque milioni catalani, promettendo in ogni caso il mantenimento dell’unità del Paese. Le due liste secessioniste, Junts Pel Sì (62 seggi) e quella della CUP (10 seggi), cercheranno ora un difficile negoziato per giungere alla formazione di un governo per l’indipendenza, con elezioni costituenti e dunque secessione in 18 mesi.
La notizia ha ovviamente stimolato il dibattito politico, suscitando in particolar modo l’entusiasmo dei sostenitori di progetti indipendentisti o comunque a tutela di realtà “locali” all’interno dell’UE. Matteo Salvini, leader della Lega, ha salutato con partecipazione i risultati dei secessionisti: “Forza Catalunya! Alla faccia di Bruxelles e degli Stati centralisti che vogliono cancellare popoli, lingue, culture, identità e lavoro, c’è chi resiste e partecipa, nel nome della Libertà”.
Una vittoria a metà per i secessionisti. La maggioranza dei seggi ma non dei voti prospetta una strada tutta in salita per gli indipendentisti, convinti però di poter proseguire nella costruzione delle solide basi per l’indipendenza dalla Spagna, per scrivere “la pagina più gloriosa della storia della Catalogna”. È probabile, comunque, che nei prossimi mesi la via del dialogo sarà quella promossa da più parti e la più battuta per evitare una rottura dell’unità spagnola.