“Sognare è un atto di pura immaginazione,
che attesta in tutti gli uomini un potere creativo,
che se fosse disponibile in veglia,
farebbe di ogni uomo un Dante o Shakespeare”
(HF Hedge)
Sono sempre stato un sognatore. Uno di quelli che anche quando è sveglio ha il bisogno di fantasticare su qualcosa, di immaginare mondi diversi dal nostro. Avete mai visto il film “Sliding Doors”? Ecco. Io mi chiedo spesso cosa potrebbe capitare nella mia vita se facessi una scelta invece che un’altra, se quando squilla il telefono invece di rispondere lo stacco, se andando al cinema cambio idea ed entro in un teatro, se invece di andare a dormire una notte me ne andassi a zonzo per la città. Pare che in media un uomo adulto faccia mille sogni all’anno durante la notte, ma la maggior parte di questi non si ricordano al risveglio. Nessuno si è mai dato la pena di contare i sogni fatti ad occhi aperti, ma sono convinto che supererebbero di gran lunga il milione e sarebbero tutti molto più interessanti.
Mi chiamo Fabio, e sono il direttore di un giornale locale napoletano. Non si tratta di una testata importante, ma almeno siamo imparziali e le notizie non sono pilotate. Quello che secondo noi fa notizia lo pubblichiamo, che sia di destra o di sinistra, che sia estero o locale, che sia gossip o cronaca nera.
Due anni fa, in un momento particolarmente deprimente della mia vita, mi sono trovato a vivere un’avventura ai limiti dell’immaginabile. Ero stufo di dovermi accontentare di quello che avevo e ho avuto la possibilità di veder realizzato ognuno dei miei sogni notturni. Ognuno. Sia quelli belli che quelli brutti. Ho conosciuto il signore dei sogni, che dal suo ufficio in una zona del nulla, sceglie ogni tanto un essere umano per metterlo alla prova. Non ho superato la prova, non ho resistito a questo potere che mi era stato dato e ho preferito fare marcia indietro. Ma ne sono contento.
Penserete che sono pazzo e che andando a raccontare in giro questa storia dovrei vivere da emarginato. Ma, per fortuna, alcuni amici l’hanno condivisa con me, e custodiamo insieme questo episodio come un geloso segreto, che occasionalmente tiriamo fuori per ricordarci che niente ci è dovuto, che le piccole e grandi conquiste non possiamo che effettuarle con la nostra sola forza di volontà.
Convivo con Chiara, una ragazza che ho conosciuto al termine di quella mia avventura tra sogno e realtà. Non le ho mai raccontato nulla di questa mia esperienza e, non nego, che a volte mantenere il segreto è davvero difficile. Condividiamo tutto, c’è molta fiducia tra noi, e il non poterle raccontare questa cosa è spesso un peso. Purtroppo, però, non è possibile alzarsi semplicemente una mattina e dirle “Sai, c’è stato un periodo in cui ogni mio sogno si avverava, e a un certo punto sono riuscito a far materializzare un dinosauro”. Probabilmente, pure con tutto l’amore e la stima che c’è tra noi, non capirebbe. E quando vengono a trovarmi Gianni, un mio amico di vecchia data, e Paolo, un suo amico di vecchia data, che con me hanno condiviso gioie e dolori di quell’avventura, è difficile cercare di evitare qualsiasi riferimento a quello che è successo. Così mi consolo parlandone con Gennaro, un mio collega del giornale, rimasto anche lui coinvolto in quell’assurda faccenda. Tra le mura della nostra redazione nessuno ci sente, e così posso tornare a casa la sera con la forza per nascondere a Chiara tutta la storia ancora per un po’.
Nel complesso posso dichiararmi felice. Certo ci sono giornate storte, ma nel conto dei miei giorni, da due anni a questa parte, posso sicuramente dire di aver aspettato quasi tutte le svegli col sorriso stampato in faccia.
Ma c’è sempre un ma. Il destino è sempre in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada. Ci sono giornate in cui appena ti alzi senti che qualcosa non va. E pensi che forse non è il caso di andare a lavorare, di seguire la solita routine. Forse non è il caso addirittura di alzarsi dal letto. Ciò nonostante, quel maledetto giorno di Halloween, mi alzai lo stesso e decisi di fare una passeggiata per andare al giornale. Appena in strada, sentii una strana sensazione. Mi voltai e notai un tipo grande e grosso che mi squadrava dal marciapiede di fronte. Ero sicuro di non averlo mai visto in vita mia, eppure quell’uomo camminava e squadrava proprio me, come se fossi un suo acerrimo nemico. Stufo di sentirmi osservato, lo chiamai e lui, per tutta risposta mi mostrò il dito medio prima di scappare, correndo come un matto.
In quel momento pensai che doveva essere semplicemente uno a cui aveva dato di volta il cervello. Eppure la sensazione di uno strano malessere mi seguii fino in redazione e, di solito, ho un istinto particolarmente acuto.