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“The Lobster”: satira e distopia dell’amore, troppo fredda per convincere

The-Lobster-Poster-Locandina-2015di Marco Chiappetta

TRAMA: In un futuro prossimo e distopistico, uomini e donne single sono fatti “prigionieri” in un hotel dove sono obbligati a trovare un partner e innamorarsi entro quarantacinque giorni o saranno trasformati in un animale a loro scelta. Appena arrivato all’hotel, David (Colin Farrell), che ha scelto di diventare un’aragosta in caso di fallimento, finisce alienato dal contesto folle del luogoe fugge, unendosi nei boschi a un gruppo di ribelli, innamorandosi di una componente (Rachel Weisz).
GIUDIZIO: Premio della giuria all’ultimo festival di Cannes, il film del greco Yorgos Lanthimos, con cast internazionale, è tanto assurdo quanto cinico, minimalista e meticoloso nella composizione geometrica delle inquadrature quanto nella negazione di qualsivoglia emozione, così volontariamente freddo e stilizzato da essere senza cuore, malato di cinismo, greve nella sua satira che si perde in un bicchiere d’acqua in una seconda parte lenta, noiosa, insopportabile. Il regista greco fa di tutto per allontanare lo spettatore dal suo film e ci riesce: il risultato, a partire da un plot già di per sé inverosimile e sciocchino, è tanto pretenzioso quanto insapore. Sul tema dell’alienazione, della solitudine e dell’amore ai giorni nostri (o in un futuro prossimo), si è detto e fatto di meglio, con emozione e semplicità (vedi “Her”, “Lars e una ragazza tutta sua”, “Se mi lasci ti cancello”, e la lista è lunga). Anche di fronte al suo cinismo provocatorio (a farne le spese sono anche gli animali), ai suoi attori straniati e straniti, e ai suoi dialoghi lunghi e letterari, tira un’aria di snobismo intellettuale e artificiosità maniacale che rende il film fasullo e antipatico.
VOTO: 1,5/5