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“Sognando s’impara 2” – Capitolo 2

39670di Brando Improta

Un sogno che non viene interpretato
è come una lettera che non viene letta
(Talmud)

Mentre io vivevo la mia angosciante esperienza uditiva, con quella specie di coro dell’Antognano che mi rimbombava nella testa, anche per altri la serata si presentava particolarmente dura. Il mio antipatico collega e sottoposto Paolo Cioffa, si era appisolato guardando ‘Tale e Quale show’ in televisione. Gli piaceva canticchiare le vecchie hit proposte da quel programma e anche poter decidere, in maniera del tutto arbitraria, se le imitazioni dei concorrenti erano perfette o meno, in base all’assoluta convinzione che il suo giudizio fosse sempre corretto e insindacabile. Mentre dormiva però, vinto dalla stanchezza accumulata dalla giornata in redazione, la finestra del salone si era spalancata e una nebbia azzurrina aveva cominciato ad entrare nel suo appartamento. La nebbiolina celeste aveva inizialmente girovagato senza meta, fino a quando Cioffa non si era girato nel sonno, mostrando alla nube il suo poderoso sedere. A quel punto non c’erano stati dubbi. La misteriosa nebbia aveva trovato il suo ingresso e, da quel momento, le cose sarebbero precipitate.

02c9ee2fde79fba1fe08ad236ba754ddIl mattino dopo, mi trovavo nel nuovo ufficio di Mago Oreste. Nuovo solo nella sede, perchè la confusione che regnava nel vecchio si era tranquillamente spostata anche al nuovo indirizzo. Anzi, era tutto ancora più caotico, ammesso che fosse possibile. In un angolo era ammonticchiato un numero impressionante di fumetti di Dylan Dog. Nell’angolo opposto, invece, lo spazio era stato occupato da una montagna di Martyn Mystere. L’unico divano della stanza era occupato da alcuni feticci vodoo, corni rossi contro il malocchio, manine di terracotta piegate nel classico gesto delle corna e tanti altri oggetti scaramantici o misteriosi. Avevo raccontato ad Oreste delle voci che avevo sentito la sera precedente e poi anche del passante che mi squadrava. Oreste scuoteva la testa pensieroso e sembrava deciso a non voler rompere il suo silenzio, finchè finalmente disse: “Non so se le cose sono collegate, e non so se hanno un significato che può collegarsi al mondo onirico, ma c’è un fatto che mi turba da un paio di notti”. Speravo in una risposta più soddisfacente, ma finsi curiosità e chiesi “Cos’è che ti turba?”. “Sono due notti che non sogno più, niente di niente, nemmeno qualcosa senza senso”. La cosa non mi sembrava molto eclatante, può capitare di non sognare per un po’, o almeno di non ricordare d’averlo fatto. Poi, però, ricordai di non aver sognato nulla nemmeno io, almeno non di recente. “Ora che mi ci fai pensare” dissi “anche a me sta capitando di non sognare. Appena mi addormento, il mio inconscio diventa una tabula rasa, e per un sognatore seriale come me è molto strano”.
Oreste si alzò, e cominciò a gironzolare per la stanza, agitando ogni tanto le mani e toccando di volta in volta questo o quell’oggetto, quasi come se stesse orchestrando un sortilegio. “Puoi fermarti? Mi stai facendo venire mal di testa”, esclamai con stanchezza. “Credo che nel mondo onirico stia per succedere qualcosa di grosso”, disse rimettendosi a sedere, “Anzi ho proprio paura che qualcosa sia già successo”.

Salutai Oreste. Eravamo rimasti che avrei chiesto a quante più persone possibile se avessero fatto sogni nelle ultime due notti. Secondo il mago, infatti, era accaduto qualcosa nel mondo onirico che aveva interrotto il flusso dei sogni di qualsiasi essere umano. Come poi quest’avvenimento potesse incastrarsi con le mie voci e con il passante inferocito era ancora tutto da capire. Forse erano state coincidenze, forse non stava accadendo proprio nulla, ma fatto sta che la mia sensazione di sentirmi nuovamente al centro di un’avventura particolarmente strana si faceva sempre più forte. Sarei dovuto andare in redazione, ero il direttore; ma ormai ero in ritardo anche per essere il capo. Però decisi prima di passare per casa. Era giunto il momento di raccontare a Chiara della mia precedente esperienza, non potevo più rimandare, soprattutto se la situazione fosse precipitata. Non so come l’avrebbe presa, forse male, forse mi avrebbe considerato un pazzo. Ma ormai la cosa andava fatta. Presi un grosso respiro prima di entrare in casa. Aprii la porta. Senza nemmeno guardar dentro cominciai subito a parlare, a descrivere minuziosamente tutto quello che mi era accaduto quando ero stato a contatto col signore dei sogni. Ero arrivato alla parte in cui Gennaro veniva inseguito da un dinosauro, quando mi accorsi che in casa non c’era nessuno. Un biglietto sul tavolo mi spiegava che Chiara era andata alla posta a spedire dei disegni. Avevo parlato da solo per buoni dieci minuti come un fesso. 
Crollai su una sedia. Dietro di me, su una mensola, c’erano alcune bozze che Chiara aveva evidentemente scartato dal prodotto finale. Sentii un rumore di carta che aumentava piano piano d’intensità. Temetti il peggio. Mi voltai. E non mi sbagliavo. Il peggio era lì.