Si muore tutte le sere, si rinasce tutte le mattine: è così.
E tra le due cose c’è il mondo dei sogni.
(Henri Cartier-Bresson)
La prima cosa da fare era quella di ritrovare il signore dei sogni. La sua assenza aveva innescato una reazione a catena di caos e disordine. Senza il suo controllo il mondo onirico era in preda all’anarchia, così avevano potuto sconfinare le anime dei bambini mai nati e per questo motivo la gente non riusciva più a sognare la notte. La sua scomparsa era inspiegabile, e non sapevamo da dove cominciare la nostra ricerca. Fu Mago Oreste ad avere un’idea: “In qualche modo i fumetti di Chiara sono collegati a questa storia, mi piacerebbe dare un’occhiata alla sua ultima storia”. “L’ho consegnata ormai” rispose Chiara. “Recuperiamola”, si intromise Gianni, “entriamo nella casa editrice durante la notte e cerchiamo di chiudere anche questa storia”.
Calò la notte ed io, accompagnato da Gianni, Paolo e Gennaro, mi accingevo ad entrare nella casa editrice per la quale lavora Chiara, pronto a rubare un fumetto in attesa di stampa. Chiara ci aveva fornito una specie di mappa con la quale poterci muovere agevolmente all’interno del fabbricato. Purtroppo, però, non era così semplice. Non riuscimmo a trovare gli interruttori per le luci e quindi fummo costretti a muoverci alla cieca. Gennaro sbatteva contro ogni ostacolo, provocando ogni volta fragorosi rumori che rischiavano di svegliare il custode notturno dello stabile. Dopo l’ennesimo frastuono, si accese la luce di una torcia. Ci nascondemmo tutti come meglio potevamo: Gianni entrò in un ripostiglio, Paolo si appiattì contro una parete approfittando dell’oscurità, io mi infilai sotto una scrivania e Gennaro si mise sotto un tappeto, completamente noncurante del fatto che lo si vedeva ugualmente. Il custode entrò. Nella penombra dell’unica fonte di luce non riuscivamo a vederlo, ma sicuramente lui era in grado di vedere noi. Prese un bastone e cominciò a colpire alla cieca. Il primo colpo andò a schiantarsi nel muro a pochissimo centimetri da Paolo, il secondo purtroppo lo prese, e in un posto non troppo comodo. Paolo si coprì la bocca per non urlare, ma un secondo colpo allo stesso punto lo fece sbottare. Il custode, spaventato, cominciò a correre e inciampò nel corpo di Gennaro che rialzava il tappeto. Trovai un interruttore, accesi la luce. Fu un sollievo scoprire che il guardiano notturno di quel posto era Anselmo, l’ex portiere del parco in cui abita Gianni. Gli spiegammo la situazione e fu contento di poterci aiutare, senza denunciare l’effrazione ai proprietari. In poco tempo trovammo il fumetto, Gianni lo ripose in una cartellina e andammo via, con Paolo che zoppicava dolorante per le botte prese e Gennaro leggermente disorientato per tutte le testate date nell’oscurità.
Mago Oreste era intento ad esplorare attentamente il fumetto. Io ero accanto a lui e prestavo la massima attenzione. Solo io conoscevo le sembianze del signore dei sogni e potevo individuarlo. Ogni tanto Chiara buttava un occhio alla storia e non la riconosceva. Evidentemente per potersi nascondere al suo interno il signore dei sogni aveva cambiato intere porzioni del racconto. Le ambientazioni, tuttavia, erano rimaste le stesse. La storia si snodava nella Napoli sotterranea per trovare il suo finale al Cimitero delle Fontanelle, il luogo dove tanti anni fa sono state seppellite le ossa dei vari morti causati dalle epidemie di peste e colera in città. Giunti quasi alla fine delle tavole disegnate da Chiara, stavamo per abbandonare ogni speranza, quando finalmente lo vidi. Il signore dei sogni era fermo, in versione fumettistica, tra le varie osse del cimitero di via Fontanelle, vestito da guida. Nella cornice di una chiesa laica costruita alla meno peggio nella cava adibita a cimitero, Dreaman se ne stava appoggiato ad una panca, si confondeva con il resto della vignetta e sembrava ignorare beatamente quello che accadeva a causa della sua assenza.
Bisognava fare in modo che io ci parlassi, che capissi perchè era andato via e, nella più ottimistica delle previsioni, lo convincessi a tornare. Mago Oreste aveva un piano, così ci recammo tutti al Cimitero delle Fontanelle.
Una volta sul posto ci sistemammo proprio dove si trovava la chiesa laica. La cava naturale di tufo, con tutti quei teschi e quelle ossa, era particolarmente suggestiva e faceva su di noi un certo effetto. In particolare, Gennaro si sentiva molto a disagio, guardandosi continuamente attorno spaventato, come se quei resti umani potessero improvvisamente prenedere vita e ribellarsi ai vivi.
Il piano di Oreste era molto semplice: Chiara avrebbe disegnato una porta, che sarebbe quindi apparsa nella realtà subito dopo, permettendomi di valicare il confine tra realtà e fumetto e raggiungere l’uomo dei sogni nella storia. Chiara fece il disegno. Una porta semplice, di legno. Rimanemmo tutti in paziente attesa. Passò un minuto esatto e la porta comparve, in mezzo alle file di panche disposte davanti all’altare. Ero molto teso, non sapevo cos’avrei trovato dall’altra parte e covavo la terribile paura di non riuscire a fare ritorno. Mi dissero tutti buona fortuna. Chiara mi abbracciò e disse: “Se non torni indietro, ti ammazzo”. Avrei voluto chiederle come avrebbe fatto ad ammazzarmi, visto che il non tornare indietro presupponeva la mia mancanza fisica nella realtà, ma decisi di non rovinare quel momento, che poteva anche essere un addio. Feci un lungo sospiro ed entrai.
Quando arrivai dall’altra parte era tutto in bianco e nero. L’ossario senza colori aveva un aspetto ancora più spettrale e sembrava di stare in un vecchio film horror anni quaranta, di quelli prodotti dalla RKO con Boris Karloff protagonista. Anche io ero in bianco e nero e passai buoni cinque minuti a guardarmi le mani prive di rosa, era un’esperienza del tutto nuova per me ed ero un tantino schockato. Oltre i colori nulla era cambiato, mi trovavo ancora nella chiesa, anche se ovviamente Chiara, Oreste, Gianni e gli altri erano spariti. Dopo alcuni istanti di esitazione mi incamminai alla ricerca del signore dei sogni.
Appena svoltato l’angolo, il posto cambiò improvvisamente. Non mi trovavo più dentro la cava ma su una bellissima spiaggia di sabbia bianca, con un mare azzurro e pulitissimo e un cielo aperto con un caldo sole battente a fare da coperchio. I colori erano tornati e nulla aveva più l’aspetto di un fumetto. Alle mie spalle era ancora ben visibile la cripta improvvisata delle Fontanelle, ma sembrava davvero lontana sia per atmosfera che per il bianco e nero perso per strada. In lontananza su una sdraio c’era un uomo in camicia di lino, costume e occhiali da sole, intento a sorseggiare un cocktail. Lo riconobbi subito. Era Dreaman. Lo raggiunsi a passo svelto e mi misi davanti al suo sguardo coprendogli il sole. “Credevo che non ti avrei più rivisto”, disse Dreaman appena mi vide. “Proprio quello che speravo anche io, ma a quanto pare sono costretto a rimediare ai tuoi casini”, risposi piuttosto spazientito e proseguii: “Mi spieghi cosa sta succedendo qui?”. “Molto semplice”, rispose sorridendo, “Mi sono preso una vacanza”. “Una vacanza?”, domandai piuttosto sbigottito, “Non sapevo che il signore dei sogni potesse permettersi vacanze”. “Infatti non posso, ma me la sono presa lo stesso e non ho alcuna intenzione di tornare” e detto ciò si alzò in piedi, cominciando a passeggiare lungo la riva. Lo seguii, affatto intenzionato a lasciarlo sparire di nuovo.
“Ti rendi conto di quello che hai combinato?”, dissi alzando la voce, “Gli spiriti dei bimbi mai nati per aborto hanno approfittato della tua assenza per venire nel mondo reale”. “Lo so, ma non intendo comunque tornare”, rispose Dreaman camminando e senza nemmeno guardarmi in faccia. Lo fermai tirandolo per un braccio e lo costrinsi a guardarmi “Spiegami cosa sta succedendo”. L’uomo dei sogni guardò in basso e poi dritto nei miei occhi, e finalmente spiegò: “Sono stanco. Ecco tutto. Hai idea di cosa significhi ascoltare i sogni di tutte le persone del mondo e cercare di accontentarli senza mai poter fare qualcosa per me? Credi che io non sogni? Che non possa aver voglia di qualcosa? Sognavo una vacanza da tempo ed eccola qua. Me la sono presa. Sono il signore dei sogni e mi sono accontentato da solo. Non tornerò indietro, per una volta volevo sentirmi anche io un essere umano come tutti quelli che ho ascoltato in tanti anni”.
Guardai quello che fino a poco prima era per me un essere onniscente in una nuova luce. Provavo della compassione per lui, ma sapevo che se volevo far tornare le cose come dovevano essere dovevo dirgli le cose giuste. “Vuoi essere umano?”, iniziai parlando lentamente, “Allora sappi che i veri esseri umani non si prendono vacanze lunghe una vita intera. Quelli che si svegliano la mattina e vanno a lavorare e tornano la sera, quelli che accompagnano i figli a scuola alle sette del mattino, quelli che fanno lavori utili all’intera umanità e non abbandonano il loro posto per alcun motivo al mondo: quelli là sono veri esseri umani e le loro vacanze durano sempre poche ore. Vacanze fatte di una birra dopo il lavoro con gli amici, di una serata passata con la persona che ami o con il proprio hobby preferito, ma non considero umano chi si prende una vacanza dimenticandosi dei propri doveri”.
Dreaman mi guardò a lungo. Era pensieroso. Senza dirmi una parola si allontanò, tornando dove c’era la sdraio. Guardò verso l’alto, alzò le braccia e cominciò a parlare apparentemente al nulla: “Tornate indietro bambini, la festa è finita. Sono tornato al mio posto. Tornate indietro. Non siate egoisti come chi vi ha negato l’esistenza, non siate egoisti come io stesso stavo facendo. Tornate indietro”. Tante piccole luci azzurrine cominciarono a posarsi sulle sue mani. Era fatta. Tutto stava tornando al proprio posto e anche questa mia seconda avventura nel mondo onirico poteva dichiararsi conclusa.
Lasciai quella spiaggia scambiandomi uno sguardo d’intesa con l’uomo dei sogni. Mi ritrovai nell’oscurità e il bianco e nero del cimitero. Ma una bruttissima sorpresa mi stava aspettando. Tutto era al suo posto: la chiesa, le panche, le ossa. Mancava però la cosa più importante. La porta. La porta disegnata da Chiara e che doveva ricondurmi nel mondo reale era sparita. Mi sentivo improvvisamente solo, condannato a rimanere per sempre in un mondo fantasioso e inesistente.