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“Star Wars – Il risveglio della forza”: sequel, reboot o pastiche?

49611di Marco Chiappetta

TRAMA: Trent’anni dopo la sanguinosa guerra civile che portò alla fine dell’Impero Galattico e del signore oscuro Darth Vader, una nuova minaccia incombe nella galassia, rappresentata dal Primo Ordine, capeggiato dal leader supremo Snoke (Andy Serkis) ma gestito dal suo vassallo Kylo Ren (Adam Driver), ex jedi passato al lato oscuro e coperto da un inquietante costume nero. Questi setaccia la galassia e distrugge pianeti alla ricerca di un droide in possesso della mappa che condurrebbe a Luke Skywalker (Mark Hammill), il leggendario jedi da anni dato per scomparso. Luke è cercato anche dalla sorella, il generale Leia Organa (Carrie Fisher), salda a capo della Repubblica Galattica, e da una squadra di insospettabili eroi della Resistenza: lo stormtrooper pentito Finn (John Boyega), che ha aiutato alla fuga il pilota Poe Dameron (Oscar Isaac), la vagabonda Rey (Daisy Ridely) predisposta a sua insaputa alla Forza, il sempre energico Han Solo (Harrison Ford) e il fido wookie Chewbacca (Peter Mayhew).
GIUDIZIO: Settimo episodio della leggendaria saga ideata da George Lucas, che ha passato le redini e il testimone al dotato J. J. Abrams, è allo stesso tempo un seguito dei precedenti episodi (con una cronistoria coerente agli eventi passati), un reboot (con il suo innesto di personaggi nuovi, e una riformulazione post-moderna del suo universo) e un pastiche, con la sua lunga serie di auto-citazioni, ora ironiche, ora solenni, per strizzare l’occhio ai fan e ai nostalgici, ma anche per riassumere alle nuove generazioni il culto della saga. Se i difetti della serie restano incastrati nel tessuto di quest’ultimo episodio, tra cui la dabbenaggine manichea del bene contro il male e i conflitti psicologici assai superficiali (ancora un complesso di Edipo, capovolto in senso etico: padre buono, figlio cattivo), è senza dubbio il più riuscito visivamente, lontano davvero anni luce dalla tecnica quasi artigianale della trilogia originale e dall’abuso scriteriato della computer graphic dei prequel, capace di creare meraviglia e spettacolo sulla base di una struttura narrativa semplice ma non dispersiva, appassionante e diretta, per un grande pubblico di tutte le età, solo più moderno. Impossibile discernere dal valore del film la base prettamente commerciale di quella che è a tutti gli effetti un’operazione nostalgia e di marketing, con vecchie glorie attempate e nuovi eroi, nuovi cattivi, nuove guerre, nuovi personaggi inutili alla Jar Jar Binks (Maz Kanata, già oblio), ma destinata ancora una volta a sovvertire, in chissà quanti ancora improbabili modi, l’universo stellare, l’immaginario collettivo e i botteghini dei prossimi anni, finché la Forza non si trasformerà in Debolezza.
VOTO: 3/5