TRAMA: 1957 – Quando l’avvocato di Brooklyn James B. Donovan (Tom Hanks) riceve l’incarico di difendere Rudolf Abel (Mark Rylance), russo accusato di spionaggio, non sospetta che da questo caso dipenderanno la sua immagine e la sua sicurezza in un’America in preda alla paranoia del nemico rosso. Quando poi il governo sovietico arresta un pilota e uno studente americani, Donovan è mandato dalla CIA nella Berlino divisa e prossima all’edificazione del muro per negoziare lo scambio di prigionieri, scoprendo una fitta trama di giochi di potere e paure.
GIUDIZIO: Alle prese ancora una volta con la Storia, Spielberg racconta con la consueta delicatezza, la sua passione per i personaggi e il piacere della narrazione un episodio vero che è perfetta materia cinematografica oltre che un documento prezioso per capire il clima della Guerra Fredda. Tra costumi e scenografie, la ricostruzione d’epoca è perfetta, Spielberg ci trasporta nella gelida Berlino degli intrighi e delle paranoie, confezionando un racconto solido, molto parlato e quasi teatrale, ma scritto benissimo (da Matt Charman e i fratelli Coen), con un’attenzione certosina e impeccabile ai giochi politici e all’arte oratoria capace ancora una volta di ottenere pace e armonia. Come in “Lincoln” e in tanti suoi film, il grande regista espone una condivisibile, universale poetica della dialettica e della democrazia, ma ancor di più sa creare da un antefatto burocratico/diplomatico pura tensione, benché per essere un film di spionaggio manca, fortunatamente, di quell’azione violenta, esplosiva e banale. Tom Hanks è tra l’altro bravissimo nel disegnare l’uomo qualunque che si trasforma suo malgrado in eroe provvidenziale. Realistico e profondo, musicato con grazia da Thomas Newman e fotografato splendidamente dal solito Janusz Kaminski, è un film classico, quasi fuori epoca, l’ennesima gemma della filmografia del più eclettico dei registi americani.
VOTO: 3,5/5
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