di Marco Passero
Il caso Litvinenko è esploso coinvolgendo addirittura il presidente russo Putin e minando i rapporti tra Russia e Gran Bretagna. Che cosa è accaduto e quali sono i possibili sviluppi futuri?
Aleksandr Litvinenko era un agente del Kgb morto per avvelenamento il 23 novembre 2006 a Londra. La Gran Bretagna avviò solo nel luglio 2013 (con annuncio del ministro dell’interno britannico Theresa May) un’inchiesta pubblica le cui conclusioni sono state rese note lo scorso 21 gennaio 2016, con un report di trecento pagine curato dal giudice sir Robert Owen: c’è una “forte probabilità” che i due killer agissero agli ordini dell’Fsb, i servizi segreti russi, e che l’operazione fosse autorizzata addirittura dal presidente russo Vladimir Putin. Andrej Lugovoj e Dmitri Kovtun sono accusati di aver ucciso Litvinenko, nel Millennium Hotel di Mayfair, Londra, con avvelenamento da polonio, le cui tracce furono trovate in alberghi, ristoranti e altri luoghi pubblici da loro visitati; i due hanno sempre negato le accuse e Mosca ha sempre rifiutato di concedere l’estradizione, malgrado le continue pressioni inglesi.
“Il fatto che Litvinenko sia stato assassinato con il polonio-210 prodotto in un reattore nucleare lascia pensare che Lugovoj e Kovtun abbiano agito per conto di uno stato, non di un’organizzazione criminale”: queste le significative e pregnanti conclusioni del magistrato britannico, il quale ha aggiunto che le prove dimostrano esplicitamente e “chiaramente la responsabilità dello stato russo”, nell’ambito di un’operazione “probabilmente approvata […] anche dal presidente Putin”. Il fatto che la Russia abbia più le fattezze di una dittatura che della democrazia che sarebbe teoricamente sembra intanto proteggere il presidente da queste gravi accuse che farebbero vacillare qualsiasi capo di stato. Putin, invece, nelle parole del portavoce del Cremlino ha reagito con estrema calma, parlando addirittura di “humor britannico”, e continuando a occuparsi delle gravi vicende che coinvolgono il crollo del rublo, il conseguente e inevitabile aumento dei prezzi, e l’inefficienza delle manovre di riduzione dei tassi di interesse operate dalla Banca Centrale per rilanciare gli investimenti. Dietro tutto ciò continua a esserci il crollo verticale del prezzo del petrolio.
Tornando alla vicenda Litvinenko, dopo la diffusione dei risultati dell’inchiesta pubblica, la moglie dell’agente del Kgb si è detta finalmente soddisfatta delle prove presentate, chiedendo a Londra di adottare misure sanzionatorie nei confronti di Mosca. E mentre il governo britannico convoca l’ambasciatore russo a Londra, le relazioni internazionali e diplomatiche tra i due Stati rischiano di entrare pesantemente in crisi: il premier Cameron parla di “omicidio di Stato” senza mezzi termini, affermando che ora Londra dovrà “indurire la sua linea contro Mosca”, mentre il Cremlino chiarisce di essere deciso a non considerare il verdetto in quanto tale, trattandosi di quella che agli occhi russi è una “pseudo-inchiesta”. Certamente si è aperta una grave frattura che non potrà che danneggiare ulteriormente i rapporti bilaterali tra Russia e Gran Bretagna.