di Bruno Formicola
Ha avuto inizio ieri il lungo percorso elettorale che porterà alla definizione dei candidati del partito repubblicano e di quello democratico alla presidenza degli Stati Uniti. Lo Stato dell’Iowa ha dato il via alle danze. I cittadini di questo piccolo stato rurale si sono recati presso gli spazi che fungono da seggi (scuole, palestre etc…) per eleggere i propri rappresentanti i quali, a loro volta, dovranno sceglierne degli altri, e così via. I delegati statali scelti, infine, avranno il compito di selezionare il candidato dei rispettivi partiti.
I Repubblicani
Attualmente ci sono undici candidati in gara sotto le insegne del Grand Old Party. A livello nazionale è in testa il magnate Donald Trump, imprenditore milionario e uomo dello spettacolo, personalità fino ad ora esterna al partito e con nessuna esperienza politica alle spalle. A seguire, Ted Cruz, rappresentante dell’ala più conservatrice e libertaria del partito, molto vicino alle idee politiche del Tea Party. Al terzo posto invece c’è Marco Rubio, figlio di immigrati cubani e uno dei candidati considerati più “moderati”. Tutti e tre si identificano come conservatori, sia economicamente sia per quanto riguarda i diritti civili. Tra i loro punti principali in politica interna propongono tagli alle tasse, cancellazione della riforma sanitaria (la cosiddetta Obamacare) e rifiuto dei matrimoni omosessuali, mentre in politica estera favoriscono un atteggiamento più duro nei confronti dei rivali degli Stati Uniti, in particolare la Russia e la Cina, e del cosiddetto “asse del male”, di cui fanno parte l’Iran e la Corea del Nord, attraverso una maggiore presenza militare all’estero. Trump è il candidato più discusso, soprattutto per il suo esibizionismo e le sue dichiarazioni considerate estremamente politically incorrect indirizzate ai migranti messicani, ai musulmani e alle donne. Diversi esponenti del partito repubblicano lo hanno pubblicamente criticato, ritenendolo inadatto e non rappresentativo degli ideali conservatori.
I Democratici
Al confronto interno del Partito Democratico partecipano meno contendenti, ma questo non lo ha reso meno acceso e conflittuale. I due candidati principali sono la moderata Hillary Clinton e il socialdemocratico Bernie Sanders, deputato Indipendente nel Senato degli Stati Uniti. La media calcolata dal sito RealClaerPolitics.org indica che a livello nazionale l’ex Segretario di Stato gode di un discreto vantaggio di circa quattordici punti percentuali rispetto al senatore del Vermont. I dati sono diversi per quanto riguarda i primi due stati in cui si svolgeranno i caucus[1] democratici, cioè l’Iowa e il New Hampshire; i due candidati sono praticamente testa a testa nel primo, mentre in New Hampshire Sanders ha un vantaggio di diciotto punti percentuali. Martin O’Malley è il terzo candidato, secondo i sondaggi avrebbe circa il 3% delle preferenze, una percentuale di elettori irrisoria, ma a cui puntano i due principali candidati per ingrandire il proprio bacino.
I punti di forza della Clinton sono il suo carisma, l’esperienza coltivata nelle stanze di Capitol Hill e soprattutto il suo essere donna, che la renderebbe la prima persona del suo sesso a ricoprire la carica di presidente. Il suo programma prevede politiche centriste da un punto di vista politico statunitense, in particolare per le sue posizioni sulla marijuana, sul finanziamento ai candidati e sul cambiamento climatico, ma anche più di sinistra, come la promessa di regole più severe per l’acquisto di armi. Si tratta dell’unico punto in cui è più a sinistra di Sanders, il quale ha più volte ripetuto di ispirarsi, per il suo programma economico, al modello socialdemocratico del nord Europa ed al New Deal roosveltiano. Sanders è l’unico tra i candidati principali in entrambe i partiti a non aver alle spalle un super PAC[2], e quindi a non aver ricevuto finanziamenti da grandi corporation o miliardari; la sua campagna è stata finanziata in gran parte grazie a piccole contributi individuali da parte dei cittadini. Questo, insieme alla sua lunga esperienza politica presso movimenti sociali e istituzioni, è uno dei suoi principali punti di forza.
I risultati dei primi due stati sono molto importanti perché influenzano gli elettori che voteranno successivamente nel resto della nazione; ad esempio, la vittoria di un candidato ritenuto più debole potrebbe spingere alcuni elettori di altri stati a rivedere la propria posizione o scegliere quel candidato se ancora indecisi. I sondaggi danno per favorevoli i candidati democratici; sia Sanders che la Clinton avrebbero la meglio su Donald Trump se questo dovesse risultare vincitore (Sanders avrebbe un margine di vantaggio maggiore), mentre ci sarebbe praticamente un testa a testa se a vincere le primarie fossero Cruz o Rubio. La cinquantottesima elezione presidenziale si terrà l’8 novembre 2016.
[1] Caucus: durante le primarie, il caucus è la riunione dei sostenitori di un partito dedicata alla scelta del candidato alla presidenza. Più sono numerosi i sostenitori di un candidato, più sono i delegati che lo voteranno.
[2] Super PAC: I Political Action Committee (Comitati di Azione Politica) sono comitati attraverso cui persone fisiche e giuridiche (associazioni, sindacati, aziende, multinazionali) possono finanziare indirettamente un candidato. Hanno acquisito maggior importanza in seguito alla sentenza Citizen United della Corte Suprema nel 2010, la quale ha stabilito che, secondo la costituzione, il governo non può limitare alcun tipo di finanziamento indirizzato ai candidati.