Probabilmente non tutti sanno cosa fu la terza pagina nella prima metà del Novecento. O per lo meno, non tutti hanno avuto la possibilità di conoscere, in prima persona, quello spazio storico che i quotidiani italiani dedicarono alla cultura e che costituì il fiore all’occhiello della stampa del nostro Paese. Non tutti hanno potuto leggere le parole di quella pagina che concorse alla crescita culturale e sociale del Paese e che accolse le penne di grandi letterati, da Benedetto Croce a Luigi Pirandello. Neanche noi di Terza Pagina siamo riusciti a leggere le autentiche terze pagine. E non per scelta, ma soltanto perché le nostre date di nascita non ce lo hanno permesso.
Tutti ci chiedono: quali sono le vostre intenzioni? Rispondiamo: approfondire i temi del nostro presente, offrire spunti di riflessione nati dal nostro sguardo giovanile e cercare di adempiere, almeno in parte, all’articolo 4 della Costituzione italiana, che recita “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”.
Siamo una redazione giovane composta da giovani e non sappiamo ancora se questo sarà un elemento di incompetenza o un valore aggiunto. Il giudizio sarà dispensato da chi avrà la voglia di seguirci, sostenerci e aiutarci nel nostro percorso di crescita.
Questa non sarà un’occupazione approssimativa e per questo, nei nostri articoli, avanzeremo sempre con lungimiranza, per evitare inutili dispersioni o analisi poco giudiziose.
Abbiamo voglia di far sentire voci inedite, che possano offrire analisi nuove e considerazioni genuine.
Lavoreremo su questo perché crediamo sia necessario conoscere e avere voglia di conoscere. Perché siamo convinti che questo, oggi, sia l’unico mezzo per non farsi incatenare in quella “macchina della paura”, secondo definizione di Roberto Saviano, fatta di ignoranza diffusa e di informazione contaminata.
Noi crediamo – e vogliamo credere – nella forza della cultura, perché come scrive Umberto Galimberti “La ‘cultura’ diventa per l’uomo quello che per l’animale è l’ ‘ambiente’: cioè la condizione essenziale alla sopravvivenza”.
Il nostro progetto è possibile ricondurlo a questo. Sopravvivere nell’attualità in cui siamo immersi, resistere nel Paese in cui viviamo, raccontare quello che vediamo. E’ questo che faremo. Per noi e per voi.