di Marco Passero
L’acronimo FARC indica le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, un’organizzazione guerrigliera comunista colombiana di ispirazione marxista-leninista fondata nel 1964.
Le FARC divennero molto note in tutto il mondo soprattutto dopo il rapimento della politica colombiana Ingrid Betancourt. La militante per la difesa dei diritti umani venne rapita nel febbraio del 2002 e fu liberata soltanto sei anni dopo. Il governo colombiano ha sempre cercato di opporsi alle scorribande dei militanti e, almeno dal 2012, sono in corso difficili negoziati all’Avana, Cuba, con le FARC.
Oggi, dopo tre anni e mezzo, si è raggiunto un accordo storico per definire le modalità della fine di un conflitto che imperversa ormai da più di cinquant’anni e che ha provocato oltre duecentomila morti e quasi cinquantamila persone scomparse. Sette milioni di individui sono invece stati costretti allo spostamento forzato.
L’accordo è stato firmato nella giornata del 23 giugno in presenza di diversi capi di stato e del Segretario generale ONU Ban Ki-moon. Si tratta di un’intesa che può costituire un passo avanti fondamentale per la chiusura definitiva delle ostilità, tuttavia il punto centrale della questione è stato risolto in questo modo: smobilitazione di circa settemila combattenti delle FARC e integrazione degli stessi nella società civile sotto la protezione delle forze armate colombiane.
Un interrogativo a questo punto è d’obbligo: come reagirà il popolo colombiano? Quale sarà l’atteggiamento dell’opinione pubblica? L’accettazione di queste condizioni, pur di porre fine a un annoso conflitto, supererà la totale resistenza delle frange più conservatrici? Proprio i conservatori, guidati dall’ex presidente Uribe, sono pronti a manifestare la loro opposizione.
Joaquín Villalobos, consigliere del governo colombiano, si è detto invece quanto mai soddisfatto. È caduto il mito della pace impossibile e ora gli schieramenti, nelle parole del politico, sarebbero pronti a impegnarsi nelle loro missioni, ovvero “permettere lo sviluppo della Colombia rurale, profonda e selvaggia, deporre le armi e passare alla lotta politica”.
Come dimostrato dalla presenza del Segretario generale, l’ONU ha voluto che la fine delle ostilità avvenisse sotto la sua egida; inoltre gli osservatori delle Nazioni Unite avranno l’incarico di ricevere tutte le armi dei militanti delle FARC.
L’intesa dovrebbe porre fine a oltre cinquant’anni di divisione sociale, umana e politica. Il paese dovrà mostrarsi finalmente capace di perseguire e garantire “la giustizia, il perdono e la riconciliazione”, ha affermato comunque l’editorialista di El Tiempo e professore di diritto Abel Veiga Copo.
Va ribadito, infine, che per ora l’accordo resta teorico. Per la sua entrata in vigore occorrono infatti le firme ufficiali, e la speranza è che esse possano arrivare entro fine luglio.