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Obama incontra Suu Kyi, stop alle sanzioni contro il Myanmar

Articolo #60 - Obama incontra Suu Kyi, stop alle  sanzioni contro il Myanmardi Marco Passero

“Gli Stati Uniti, le nostre imprese e le organizzazioni no-profit saranno più incentivati a investire ed essere attivi in un paese che, speriamo, sarà sempre più un nostro partner democratico nella regione”. Queste le parole di Barack Obama in occasione dell’incontro con Aung San Suu Kyi, politica birmana da tempo attiva per la difesa dei diritti umani contro la giunta militare che impone una rigida dittatura nel suo paese. Parliamo dunque della Birmania (o Myanmar, come questo Stato dell’Asia sudorientale è stato ribattezzato ufficialmente nel 1989), e l’incontro alla Casa Bianca tra i due premi Nobel per la pace è stato incentrato sulla fine delle sanzioni da parte degli USA.

Foreign Affairs ha definito il caso Birmania la “crisi dimenticata” in quanto l’interesse dei media e delle cancellerie internazionali si è affievolito molto rapidamente. E invece nel contesto della world politics – come sottolineato dall’autorevole orientalista italiano, esperto di relazioni internazionali e docente universitario Franco Mazzei – questo caso è di estremo interesse nel rispondere a un interrogativo tutt’altro che trascurabile: “che rilevanza dare alla universalità dei diritti umani in un mondo che è culturalmente frammentato e nel quale la gestione della diversità culturale è una delle grandi sfide del XXI secolo, insieme alla iniquità sociale e alla sostenibilità ambientale?” (F. Mazzei, World Politics. Appunti e riflessioni sulla politica mondiale, Napoli, L’Orientale Editrice, 2010).

Situato tra India, Cina e Sud-est asiatico, il Myanmar è la cerniera tra l’Asia “gialla” del promontorio indocinese e l’Asia “bruna” del subcontinente indiano. A livello politico due importanti partiti, il Partito Comunista Birmano e il Partito Rivoluzionario del Popolo, sorsero negli anni Trenta, mentre dopo la seconda guerra mondiale nacque la Lega della libertà Anti-fascista guidata dal generale Aung San. Spingendo il paese all’indipendenza dall’”India britannica”, ottenuta nel 1948, San è considerato tuttora il “padre della patria”, e sua figlia Aung San Suu Kyi sta continuando la lotta per la libertà e la giustizia. Una giunta militare è al potere dal 1988 e da allora continua a reprimere, senza mezzi termini, l’opposizione, incarcerandone i leader e in primo luogo Suu Kyi.

L’atteggiamento degli Stati Uniti nei confronti della giunta è sempre stato particolarmente duro. L’amministrazione Bush jr. cominciò a chiedere pesanti sanzioni con l’obiettivo finale di “cambiare il regime”, e questa è stata la direzione seguita anche dal suo successore. Tuttavia oggi Obama si è dichiarato pronto a riprendere i commerci e, in generale, a “togliere dall’isolamento” il Myanmar, riconoscendo “la trasformazione politica e sociale in atto”.