di Marco Chiappetta
TRAMA: Un anno dopo aver aiutato Marlin a ritrovare il suo figlioletto Nemo, la smemorata Dory inizia a ricordare qualcosa della sua infanzia e il trauma dello smarrimento dei suoi genitori, così, accompagnata proprio da Marlin e Nemo, inizia un viaggio nell’oceano per ritrovare i suoi genitori. Giunta in un Parco Oceanografico della California, smarrirà i due amici, ma troverà la collaborazione del polipo Hank, della balena Destiny e del beluga Bailey nella disperata ricerca.
GIUDIZIO: Sequel e spin-off a un tempo di “Alla ricerca di Nemo” (2003), sempre diretto da Andrew Stanton, inverte i ruoli di protagonisti e caratteristi, e anche l’oggetto della ricerca, dal figlio ai genitori, mantenendo però costante il tema del viaggio (nell’oceano, ma più propriamente nel subconscio), i valori familiari e quel mélange di ironia, avventura e commovente poesia che contraddistingue tutti i lavori Pixar. Inferiore al prototipo solo in quanto a novità, non è perciò meno ricco di invenzioni visive e comiche, galleria di personaggi ed emozioni, aggiungendo al percorso di ricerca della protagonista un aspetto freudiano e traumatico che, regola non scritta della Pixar, porta sempre indietro, al passato e all’infanzia, alla persistenza della memoria contro l’oblio. Ma ancora una volta l’illusione di un film leggero e per bambini rivela piuttosto una profondità e una coscienza della vita di una maturità enorme, veicolata – ed è questa la magia – da pesciolini umanissimi e verissimi.
VOTO: 3,5/5