Antonella Orefice
“La penna e la spada”
Editore: Arte Tipografica
pgg 113
Prezzo: euro 18
di Danilo De Luca
Cimentarsi in una ricerca storiografica non è mai un’impresa fine a se stessa, bensì cela intenti che, oltre a quelli spesso banali enucleati nella prefazione, devono essere ricercati con scrupolo nel testo. Dalla sua attività, si ricava che lo spirito che anima Antonella Orefice è massimamente duplice: una forte passione che la spinge a restituire visibilità e dignità a nobili figure ingiustamente oscurate dal tempo e l’interesse pratico di fornire utili spunti di riflessione attraverso la narrazione di eventi storici.
L’autrice è affascinata dagli avvenimenti che accompagnarono la proclamazione della Repubblica Partenopea, istituita da un gruppo di animosi intellettuali con il sostegno delle truppe francesi e capitolata cinque mesi dopo, nello studio della quale profonde enorme impegno consapevole di rispettare i suddetti fini.
Nonostante un’illustre storiografia, da Croce a Gargano, passando per Di Giacomo e Marotta, riguardo la Rivoluzione Napoletana, grava ancora su questa la “damnatio memoriae” che gli fu imposta dai riconquistatori borbonici e che ancora sottrae alla verità numerosi elementi.
Non è un caso, infatti, che il sottotitolo de La penna e la spada assicuri “particolari inediti da nuove ricerche storiche”, bensì è la conferma che l’autrice non si sia affatto rassegnata alle poche fonti sopravvissute, in gran numero distorte da storici realisti.
I due personaggi presi in analisi, oltre ad avere in comune la fervente militanza nella Repubblica Partenopea, Eleonora come redattrice del periodico governativo “Il Monitore” ed Ettore come Generale delle truppe repubblicane, e purtroppo la morte sul patibolo, sono uniti, infatti, dall’immagine deformata che ne è stata trasmessa nei secoli, che la storica si affretta a riportare alla generosità originaria.
Seguitando l’esperienza del romanzo Eleonora, visionabile gratuitamente online, il libro è scritto in una curiosa forma aneddotica, priva di tecnicismi ma dotato di opportune citazioni storiografiche e testimonianze documentarie. Il principale intento dell’autrice, insomma, è riassumibile nelle parole che profferì Eleonora prima di essere giustiziata: “Forsan et haec olim meminisse juvabit” (sarà utile un giorno ricordare queste cose).