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“La ragazza del treno”: dalla pagina allo schermo, un thriller hitchcockiano e femminista

14468576_1281932291840245_5388056131259893171_odi Marco Chiappetta

TRAMA: Depressa e devastata dopo il divorzio, l’alcolizzata Rachel (Emily Blunt) percorre ogni giorno una tratta in treno verso New York e ritorno, solo per passare nei pressi della sua vecchia casa dove l’ancora amato marito Tom (Justin Theroux) vive con la nuova moglie Anna (Rebecca Ferguson) e la figlia. Nel tragitto spia con piacere quella che sembra essere una coppia modello, Megan (Haley Bennett) e Scott (Luke Evans). Ma la realtà è ben diversa, e quando Megan scompare senza lasciare tracce, Rachel dovrà mettere insieme i pezzi di un puzzle che il suo alcolismo e le sue amnesie rendono confuso, per dimostrare la propria innocenza e scoprire un’inquietante verità.
GIUDIZIO: Tratto dal bestseller di Paula Hawkins, il film di Tate Taylor (che trasferisce l’azione da Londra a New York) anche per chi non conosce il libro originale risulta essere un thriller piuttosto piacevole, rispettoso di certe convenzioni del genere, con uno stile asettico e temi sfacciatamente hithcockiani (il voyeurismo, il treno, la memoria e l’amnesia), e strutturato in maniera avvincente attraverso i ritratti di tre personaggi femminili diversi ma non così lontani, sbrigliandosi da una massa confusa a una linearità completamente risolta. L’atmosfera e il ritmo rendono la visione appassionante, anche se la tendenza a spiegare tutto e a manipolare lo spettatore, tipica di certa Hollywood, si fa pesante in un finale dove il colpo di scena, non del tutto imprevedibile, viene risolto sull’onda di un femminismo alquanto di maniera e modaiolo. E questo, più d’ogni altra cosa, lo rende distante dal genio invano emulato di Hitchcock e dalla sua sferzante, ironica, cinica misoginia.
VOTO: 3/5