di Marco Chiappetta
TRAMA: Gallerista di successo a Los Angeles, Susan (Amy Adams) riceve inaspettatamente il romanzo del suo ex marito, Edward Shieffeld (Jake Gyllenhaal), intitolato “Animali notturni”, e, mentre l’indifferente marito Hutton (Armie Hammer) è come al solito assente per il weekend, lo divora: è la storia, violenta e crudele, di un giovane padre di famiglia, Tony (sempre Jake Gyllenhaal), che su una desolata strada del Texas si vede sequestrare moglie (Isla Fisher) e figlia (Ellie Bamber) da tre balordi senza scrupoli – Ray (Aaron Taylor-Johnson), Lou (Karl Glusman) e Turk (Robert Aramayo) – e che, con l’aiuto di un poliziotto in stato terminale, Bobby Anders (Michael Shannon), cerca verità e giustizia. Nel leggere il libro, Susan rievoca intanto la loro storia d’amore finita malamente e contempla il vuoto della sua esistenza presente, piena di rimorsi e rimpianti.
GIUDIZIO: Opera seconda di Tom Ford, stilista prestato troppo tardi al cinema, è un film sontuoso e straordinario, di difficile classificazione, a metà tra thriller e romanzo sentimentale, un po’ Lynch un po’ melodramma classico, costruito su un virtuosismo di sceneggiatura che, sulla base del romanzo “Tony and Susan” di Austin Wright, mischia insieme vita presente, vita passata e vita immaginata, formulando uno dei discorsi più belli mai fatti sul parallelo vita-letteratura che, con uno stile asettico, plastico e mai freddo si plasma in puro cinema. Non c’è una sola inquadratura inutile, un solo minuto che non sia intrigante, un solo personaggio che non sia iconico e triste, in questa grande elegia liturgica di un’America allo sbando, frammentata tra una Los Angeles chic e vuota e un Texas brutale e selvaggio, ma che è la stessa America infelice di animali notturni e anime perdute. Ed è attraverso un gioco di riflessi, rimandi, similitudini, tra romanzo e vita, passato e presente, avatar e alter ego, che il film si costruisce, sequenza dopo sequenza, passando grazie a un montaggio perfetto da un piano narrativo all’altro con una tensione terrificante che sublima nel finale, amarissimo quanto imprevedibile. La scelta degli attori è encomiabile: se Amy Adams buca lo schermo e Jake Gyllenhaal è adattissimo al ruolo di uomo debole e vinto, gli attori secondari sono magnifici, specie il rude Michael Shannon contaminato dal cancro e dal cinismo, e lo schizoide, spaventoso Aaron Taylor Johnson, incarnazione della stupidità del male. Il film di Tom Ford è un gioiellino, una pura e autentica celebrazione di un cinema narrativo potentissimo, capace di comunicare con immagini e suggestioni bellissime, avvolta nella meravigliosa musica di Abel Korzeniowski, dal sapore retro e nostalgico. L’ouverture, con mostruose donne obese che danzano a ritmo del tema del film, è già il preludio di un’opera geniale, Gran Premio della Giuria alla Mostra di Venezia e probabile destinataria di una pioggia di nomination ai prossimi Oscar.
VOTO: 4/5