di Mattia Papa
Il processo di esclusione dai luoghi della formazione non vede fine. Nella obbligatorietà di dover razionalizzare le finanze degli atenei in una tendenziale maggiore “produttività” della ricerca, si cela in realtà il voler deteriorare qualunque forma di valore delle cosiddette scienze umane. Detti in altri termini, l’obiettivo, da raggiungere attraverso la diminuzione costante di finanziamenti agli atenei obbligandoli a finanziare i rami di ricerca che garantiscono una crescita in termini di finanziamenti del fondo ordinario, e definanziando invece i dipartimenti umanistici, alimentando la cultura della “inutilità” di qualunque formazione umanistica, tanto per il futuro individuale, tanto per qualunque prospettiva futura della società.
È in quest’ottica che, durante la scorsa settimana, i Dipartimenti della Facoltà di Studi Umanistici della “Statale” di Milano sono stati chiamati a decidere se introdurre il numero chiuso per i Corsi di Laurea triennali della Facoltà. I Collegi Didattici ed i Consigli di Dipartimento di Lettere, Storia, Filosofia e Beni culturali ed Ambientali si sono dichiarati contrari, a seguito della mobilitazione di tanti studenti e tanti professori che hanno dimostrato quanto il numero programmato non fosse inevitabile ma piuttosto una precisa scelta politica.
Nonostante questo, durante la commissione didattica del Senato Accademico del 9 maggio, il Rettore, ignorando totalmente il parere dei Dipartimenti, ha affermato che il 16 maggio il Senato Accademico voterà per decidere se imporre o meno il numero chiuso ai Corsi di Laurea triennali della Facoltà di Studi Umanistici.
“Noi siamo contrari al numero chiuso – dichiarano i ragazzi di Studenti Indipendenti Statale –, non solo perché i test utilizzati per metterlo in atto risultano in ogni caso arbitrari ma soprattutto perché il numero chiuso è figlio di una logica che considera l’università un’istituzione esclusivamente professionalizzante e, nel caso specifico, di una svalutazione degli studi umanistici e di tutte quelle discipline che non sono principalmente finalizzate alla produzione di profitto”.
Inoltre, un vero e proprio attacco alla democrazia quello del Rettore, il quale non solo ignora la mobilitazione, ma persino il parere dei Corsi di Laurea, Collegi e Consigli dei Dipartimento. Dichiarano gli studenti, infatti, che “è inaccettabile che si proceda con l’introduzione del numero chiuso dall’alto, negando l’autonomia dei singoli dipartimenti e il parere contrario che questi avevano espresso, preferendo orientarsi verso dei test di autovalutazione”.
Gli studenti hanno così convocato un presidio durante il Senato accademico della Statale e puntano a bloccare con ogni mezzo quello che risulterebbe essere l’ennesima vittoria della logica aziendalistica delle Università italiane, senza alcun tipo di opposizione se non quella studentesca e di pochi, pochissimi altri.