di Marco Passero
A giudicare dai risultati del voto a maggioranza di giovedì 18 maggio (a margine della sessione plenaria a Strasburgo) sul rapporto d’iniziativa relativa al futuro della politica di coesione post 2020, gli eurodeputati della Commissione per lo sviluppo regionale (REGI) non sembrano più volersi opporre al principio della concessione dei fondi strutturali condizionata al rispetto delle regole del Patto di stabilità (macro-condizionalità).
Il vento è cambiato nel Parlamento europeo, scrive Pascal Hansen di Agence Europe. Se l’istituzione democratica si era chiaramente opposta alla macro-condizionalità durante il dialogo strutturale con la Commissione europea relativo alla possibilità di un congelamento dei fondi per le regioni spagnole e portoghesi, i deputati della Commissione per lo sviluppo regionale sembrano aver rielaborato la propria posizione. Nella versione iniziale proposta dalla relatrice, la tedesca Kerstin Westphal (SPD), l’opposizione alle condizioni macroeconomiche era netta e perentoria; essa è tuttavia scomparsa nel quadro degli emendamenti dinanzi all’opposizione del PPE. Il testo ora include soltanto alcune delle proposte iniziali della relatrice, che chiede un legame equilibrato tra la politica di coesione e la governance economica nel quadro del processo del Semestre europeo relativo al budget, su una base reciproca. Si richiede a questo titolo una maggiore presa in considerazione della dimensione territoriale nel Semestre europeo.
In un’altra mossa a sorpresa, i deputati vogliono che i fondi strutturali e d’investimento, in ragione del loro ruolo in materia d’investimento, non siano considerati nel calcolo del deficit fissato nel Patto di stabilità e crescita. Questa presa di posizione non figurava nella versione iniziale del testo ed è stata introdotta con un emendamento da Louis-Joseph Manscour (S&D), adottato con i più ristretti margini (16 voti contro 15). Questi due cambiamenti hanno scontentato sia la sinistra che la destra per diversi motivi, come spiega la risicata maggioranza ottenuta nella votazione (20 voti a favore, 4 astenuti e 13 astensioni). Il PPE si è astenuto per la proposta di non contare le spese di co-finanziamento nel Patto di stabilità e crescita; la SUE/SVN lo ha fatto per l’assenza di una opposizione chiara e marcata contro la macro-condizionalità.
Oltre a questi due grandi cambiamenti, il testo non ha avuto altre modifiche di rilievo ma solo piccoli aggiustamenti rispetto alla versione iniziale della relatrice. I deputati hanno chiesto un budget adeguato per la futura politica di coesione, una migliore sinergia tra i Fondi strutturali e d’investimento e gli altri fondi, e si augurano che il Fondo europeo per gli investimenti strategici non violerà la coerenza della politica di coesione. Essi richiedono inoltre un’armonizzazione sugli aiuti di Stato tra la politica di coesione e di concorrenza. Soprattutto, essi esortano la Commissione e gli Stati membri a mantenere il principio di sovvenzione al centro della politica di coesione.
Il voto del rapporto d’iniziativa dovrà avere luogo durante la prossima sessione plenaria che si terrà nel mese di giugno. Il Parlamento europeo sarà così la seconda istituzione a raggiungere la posizione dopo il Comitato delle Regioni, organo consultivo dell’Ue.