di Marco Passero
Non si placano le volontà indipendentiste catalane. Lo scorso 9 giugno Carles Puigdemont, presidente della Generalitat de Catalunya (governo catalano) e a capo di un governo di “grande coalizione per l’indipendenza” di cui fanno parte i liberali conservatori di Convergenza Democratica per la Catalogna (CDC), i socialdemocratici di Sinistra Repubblicana Catalana (ERC) e gli indipendenti del Movimento di Sinistra, ha annunciato un referendum sull’indipendenza che verrà convocato il prossimo 1 ottobre e che chiederà ai cittadini di esprimere la propria volontà: scegliere se continuare a far parte della Spagna o, viceversa, se far sì che la regioni diventi una repubblica indipendente.
Gli elementi da sottolineare in questo smanioso slancio indipendentista sono due. Innanzitutto il governo spagnolo, che come previsto non vede di buon occhio una proposta del genere, ha ribadito la propria contrarietà al referendum parlando di voto illegale contrario alla Costituzione e ricordando, a sostegno della propria posizione, che la Corte costituzionale ha definito illegali le consultazioni unilaterali. La procura generale della Catalogna, inoltre, ha contestato l’annuncio del referendum e l’acquisto delle urne elettorali da parte del governo catalano. L’altro dato su cui riflettere riguarda le presunte volontà e intenzioni dei cittadini a poco più di tre mesi dal voto. Secondo i sondaggi la maggioranza dei catalani si è, infatti, detta contraria all’indipendenza.
Il fronte dei sostenitori dell’indipendenza, dal canto suo, sottolinea la necessità di un voto ordinato e pacifico, che faccia registrare un’ampia partecipazione. Nel novembre del 2014 c’era stata, in effetti, una consultazione informale, conclusasi con la vittoria degli indipendentisti ma con un tasso di partecipazione registrato attorno al 37 per cento.
Ciò che comunque destabilizza maggiormente Madrid è un ultimatum che il premier Rajoy non ha esitato a definire un “ricatto intollerabile”. Se infatti non si dovesse andare alle urne, hanno comunicato dalla Catalogna al governo spagnolo, si andrà comunque verso l’indipendenza. Secondo alcune indiscrezioni della stampa iberica, l’esecutivo regionale catalano avrebbe preparato segretamente una legge che prevede la dichiarazione unilaterale di indipendenza dalla Spagna nel caso in cui non fosse possibile realizzare un referendum concordato con Madrid, con una Costituzione provvisoria che entrerebbe in vigore nel caso in cui il governo di Madrid ostacolasse il referendum secessionista.