di Mattia Papa
Nelle scorse settimane, il Movimento per la dignità della docenza ha pubblicato il documento di indizione dello sciopero per chiedere lo sblocco di classi e scatti stipendiali e il riconosciuto ai fini giuridici del blocco delle retribuzioni avvenuto tra il 2011 e il 2015. Lo sciopero riguarderà i docenti universitari e prevede la sospensione delle attività didattiche per 24 ore in corrispondenza del primo appello d’esame di ogni docente. Sono 5444 i primi firmatari. Altri docenti si sono uniti alla lista apponendo la loro firma dopo l’indizione.
Diverse le reazioni dal mondo dei lavoratori della conoscenza e dagli studenti, di diversi colori e caratterizzazione politica. Il rischio è quello di scatenare una conflittualità interna al mondo universitario, non riuscendo ad individuare un obiettivo comune per contrattare un diverso modello di Università con il MIUR.
In questo senso l’appello firmato da ADI, AIPAC, ANDU, CRNSU, FLC CGIL, LINK, Rete29Aprile, UdU. Nell’appello si denuncia il “costante smantellamento” dell’Università da parte dei governi degli ultimi anni, “che ne pregiudica la tenuta come sistema pubblico e di qualità”. Infatti, scrivono nell’appello, “significativi ed emblematici della situazione attuale sono l’esplosione del numero di precari che ha ormai superato l’organico strutturato, la negazione del diritto allo studio e il ricorso sempre più frequente al numero chiuso nei corsi di laurea, una valutazione della ricerca che fa acqua da tutte le parti e, appunto, il blocco/cancellazione delle classi e degli scatti stipendiali per i docenti strutturati contro cui è stato proclamato lo sciopero di cui sopra. Proprio perché questo sciopero si inserisce nel contesto drammatico in cui versa l’università pubblica è urgente allargare la mobilitazione a tutte le componenti della comunità accademica già a partire dal mese di settembre per rimettere al centro il ruolo sociale dell’Università”.
I firmatari dell’appello continuano e rilanciano: “E’ giunto il momento di essere all’altezza della situazione drammatica che abbiamo di fronte. Reclutamento straordinario, diritto allo studio, retribuzioni e miglioramento delle condizioni di lavoro per tutti i lavoratori, rinnovo dei contratti, quadro coerente delle diverse condizioni di lavoro: sono tutte questioni che debbono essere affrontate insieme, pur nella loro specificità, a partire dal rifinanziamento e dalla sburocratizzazione del sistema universitario e della ricerca”.
Nell’ottica di una riproposizione di un sistema formativo che sappia riportare razionalità in un palese squilibrio della condizione in cui versa il mondo universitario – e non solo – ormai piegato alle logiche di riproduzione della privatizzazione del sistema statale attraverso una soggettivazione che abitua alla precarietà e alla parcellizzazione sociale, non permettendo in alcun modo una cornice che possa risanare e fermare il crollo verso cui la società italiana – ed europea, in altro senso – sta andando.
“Per questa ragione – si legge nell’appello – e nel rispetto di quanto autonomamente programmato dai firmatari aderenti allo sciopero, noi crediamo che da settembre si debbano mettere in campo una serie di iniziative comuni su tutti questi temi a partire dall’organizzazione di assemblee e dibattiti diffusi in ogni Ateneo”.
L’appello continua con le rivendicazioni che i firmatari mettono sul tavolo e che secondo loro devono essere elemento di contrattazione con il Ministero: dal diritto allo studio al reclutamento straordinario, dalla condizione dei lettorati alla discussione su un sistema di valutazione diverso da quello imposto attraverso l’ANVUR, le richieste attraversano tutto il mondo universitario e non dimenticano certo la rivendicazione sugli scatti. Sta ai docenti già firmatari allargare il cerchio. Per adempiere, tutti, ad un dovere: quello di rianimare il corpo esanime del sistema universitario.