di Mattia Papa
Forte la denuncia degli studenti e delle studentesse di Link Coordinamento Universitario sulle linee guida per il finanziamento riguardante l’Università e la Ricerca. “Non si prevede – dicono nella loro nota – alcuna norma in grado di garantire il diritto allo studio alle migliaia di studenti e studentesse che ogni anno non ottengono la borsa di studio e sono obbligati a spendere centinaia di euro di affitto per la mancanza di posti letto nelle residenze”.
Difatti, non solo sia il Fondo di Finanziamento Ordinario è stato “tagliato di un miliardo nel 2010 e si prevedono solo 1.500 assunzioni quando ne servirebbero almeno 5000 all’anno per quattro anni per tornare al numero di docenti del 2010 e dare un futuro alle migliaia di precari dell’Università e degli Enti Pubblici di Ricerca che, senza alcuna certezza lavorativa, tengono in piedi i corsi di laurea e la ricerca del nostro Paese. Anche per i docenti che hanno scioperato questo settembre il recupero degli scatti stipendiali è previsto solo a partire dai prossimi anni”.
Inevitabile conseguenza, quindi, “la chiusura di un quinto dei corsi di laurea, la perdita di un quinto del personale strutturato, l’imposizione del numero programmato locale in moltissimi Atenei che esclude migliaia di studenti dai nostri corsi di laurea, l’Università pubblica non è più disposta a farsi prendere in giro; dopo aver lanciato una petizione alla Ministra Fedeli, gli studenti e i lavoratori in mobilitazione del Politecnico di Torino hanno scritto un appello per organizzare il 6 novembre a Torino l’assemblea nazionale ‘Insieme per il Riscatto dell’Università Pubblica’.
L’Università è in fermento. Tutti pronti a rimettere al centro il ruolo sociale dell’Università e dei Saperi all’interno del Paese. Sarà la volta buona? L’appello è chiaro: dall’aumento del Fondo di Funzionamento Ordinario alla programmazione di assunzioni; dalla diminuzione dei limiti per l’accesso all’Università da un punto di vista sia economico (si legga diritto allo studio) al finanziamento in termini di ricerca (dai dottorandi ai ricercatori a tempo determinato); dalla tutela dei diritti dei lavoratori (in particolare del personale t.a.) fino al ripensamento complessivo sia della valutazione che della funzione dell’Università.
Un riscatto completo, che non può passare se non attraverso l’unione di ciò che è stato parcellizzato, disgiunto, delle miserie e delle povertà particolari messe le une contro le altre. Un’Università che sappia ragionare come corpo unico e che sappia individuare i suoi diritti, la sua dignità e nuove frontiere per il futuro. Un’Università, insomma, che dopo anni di mortificazione, risappia riconquistare il ruolo chiave che risulta fondamentale nella totale perdita di confini valoriali e nel caos generale dei nostri giorni.