di Marco Chiappetta
L’ispettore Vogel (Toni Servillo), noto per i suoi metodi poco ortodossi, viene inviato nella cittadina di Avechot, isolata in una valle montana, per indagare sulla scomparsa di una sedicenne, Anna Lou Kastner, uscita di casa una notte di nebbia e mai più tornata. Vanesio, manipolatore e cinico, Vogel mette su un teatrino mediatico attorno al caso, generando un delirio nella stampa ed un accanimento straordinario sul principale sospettato, l’apparentemente innocuo Loris Martini (Alessio Boni), professore in una scuola religiosa locale. Tutta la vicenda è raccontata da Vogel allo psichiatra Floris (Jean Reno), a seguito di un incidente.
GIUDIZIO: Classico, quasi accademico nello stile, incalzato da musiche vibranti (Vito Lo Re) e da atmosfere manierate dall’universo americano (“Twin Peaks” ma anche il lungo filone sui serial killer) nonché scandinavo, l’esordio cinematografico di Donato Carrisi nell’adattare il suo best-seller riesce sicuramente a intrattenere, grazie a una trama complessa e all’ottimo cast, ma talvolta perdendosi nella sua densità di eventi, personaggi, piste, e soprattutto nella sua durata (130’), non giustificata da un ritmo altalenante né da un finale che, per quanto imprevedibile, risulta almeno sullo schermo un po’ macchinoso e cervellotico. Fedele alle convenzioni del genere, la regia di Carrisi è efficace pur senza guizzi, forse eccedendo nella manipolazione dello spettatore e a ricorrenti spiegoni (flashback, ripetizioni di dettagli) che pure non evitano talune ambiguità e omissioni narrative. Ciò che emerge e colpisce, in un prodotto di intrattenimento comunque pregevole nell’industria italiana, è l’intelligenza satirica nel criticare il cinismo diabolico dei media e le sue deformazioni verso lo sciacallaggio.
VOTO: 2,5/5