di Marco Passero
Su un punto sembrano essere tutti d’accordo. Occorre prendere una decisione riguardo all’erbicida glifosato Roundup, una decisione rinviata dai governi europei da almeno due anni. L’azienda responsabile della produzione di tale diserbante è la Monsanto Company, una multinazionale leader nel settore delle biotecnologie agrarie e dei fitofarmaci – con miliardi di dollari di fatturato annuo e decine di migliaia di dipendenti in tutto il mondo – e nota soprattutto per la produzione di sementi transgeniche tra cui la soia “Roundup ready”, resistente proprio all’erbicida prodotto dalla stessa compagnia statunitense.
Era il 2015 quando i paesi dell’Unione europea decisero di interrogarsi sulla concessione o meno del rinnovo della licenza d’uso del glifosato, dopo che nello stesso anno l’IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) aveva classificato il Roundup come “probabilmente cancerogeno” per gli esseri umani. La licenza concessa in quell’occasione scadrà il prossimo 15 dicembre, quindi i governi Ue sono nuovamente chiamati a decidere se continuare ad esporre i cittadini e, in particolare, alcune categorie di lavoratori come i contadini, agli effetti di un pesticida ritenuto così pericoloso.
In seguito ai cosiddetti “Monsanto Papers” la situazione è precipitata: nelle migliaia di documenti interni resi pubblici dell’azienda a seguito di un’azione legale avviata negli Stati Uniti sono presenti dati scientifici che, come si scrive sul quotidiano francese Le Monde, verrebbero sistematicamente manipolati. Metodi di pressioni aggressivi e poco onesti che, pertanto, hanno sconvolto i deputati europei. Se però, il 25 ottobre scorso questi ultimi hanno adottato una risoluzione non vincolante per chiedere di vietare l’erbicida incriminato entro il 2022, la Commissione europea e le sue agenzie sembrano per il momento voler ignorare dubbi e indignazione. La multinazionale, dal canto suo, pretende che qualunque decisione venga presa basandosi sulla scienza, ma quella che si evince dalle proprie documentazioni.
Tutto ciò alimenta la frustrazione e il malcontento dell’opinione pubblica, convinta che, in ogni caso, l’elevato numero di cause che vedono coinvolta l’azienda di St. Louis non siano casuali. Nel 2004 è stata avviato un contenzioso riguardo alla produzione, da parte della Monsanto, dell’Agente Arancio, un defoliante usato in Vietnam dall’esercito americano così tossico per l’uomo che i gravi danni alle popolazioni locali sono visibili ancora oggi; lo stesso vale per l’ormone sintetico Posilac usato per gli allevamenti, che secondo i detrattori non sarebbe stato adeguatamente testato e provocherebbe danni al bestiame e all’uomo.
Non è dunque il momento di indugiare. La Commissione dovrebbe giudicare positivamente il coinvolgimento dei cittadini che, anche se tagliati fuori dal dibattito tecnico, vogliono riappropriarsi di quello democratico per consentire di giungere a delle conclusioni politiche, anche se fondate sulla scienza.