di Marco Passero
L’accordo sui migranti tra Europa e Turchia è stato raggiunto all’inizio del 2016, con l’obiettivo di gestire l’arrivo dei migranti sulle coste greche. Approvato dall’allora premier turco Ahmet Davutoğlu, esso ha previsto alcuni punti fondamentali: anzitutto il respingimento in Turchia di profughi e migranti qualora questi non presentino domanda d’asilo presso le autorità greche, poi il concetto di “canale umanitario”, per cui per ogni profugo siriano rimandato in Turchia dalle isole greche un altro siriano viene trasferito dalla Turchia all’Unione europea attraverso dei canali umanitari, e infine un piano di aiuti economici alla Turchia oltre ad un percorso di avvicinamento alla liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi.
Ma i contro di questo accordo non mancano e, negli oltre venti mesi dalla sottoscrizione, essi sono emersi palesandosi nella forma di un’insostenibile situazione al confine Siria-Turchia.
Luigi D’Alife, giovane regista calabrese, ha realizzato un film documentario dal titolo “Binxet. Sotto il confine”. Si tratta di un percorso lungo i novecentoundici chilometri del confine turco-siriano, un periglioso viaggio tra concetti opposti: vita e morte, dignità e lotta, dolore e libertà. Il confine diviene un simbolo più che in altre realtà, con la speranza di lasciarsi alle spalle l’ISIS e raggiungere la Turchia come luogo di ulteriore passaggio. Il confine è una linea che separa, è netta e non ammette ambiguità. Certo, nulla è più artificiale di un confine, essendo esso – letteralmente – uno dei tanti artifici di geografi e cartografi per avere una realtà più a portata di mano. Ma il confine ha dalla sua il peso della legge, e per scavalcarlo bisogna infrangerla. Sulla mappa del mondo tale confine divide la Siria dalla Turchia. Secondo chi su questa terra ci vive da sempre, il confine divide il Rojava (Siria del Nord) dal Bakur (sud-est della Turchia); ma soprattutto esso divide famiglie, storie, affetti ed un paese che esiste anche se solo al di fuori delle cartine geografiche, il Kurdistan.
“Binxet” è un racconto di denuncia sulle responsabilità dell’Europa – quanto mai pesanti – nel sottoscrivere un accordo che maltratta le vite di migliaia di persone. Un piccolo ma corposo tassello nella travagliata storia di un popolo che non intende rassegnarsi all’idea di essere diviso dai confini, con il sogno di arrivare a vivere in un mondo che possa essere come quello visto dallo spazio, nella famosa citazione attribuita a Jurij Gagarin: “Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini”.