di Marco Passero
Dopo il 2017 di Malta (nel periodo gennaio-giugno) ed Estonia (luglio-dicembre), lo scorso 1° gennaio la Bulgaria ha assunto la presidenza del Consiglio dell’Unione europea, che manterrà fino al 30 giugno 2018. È l’articolo 9 del Trattato sull’Unione europea (TUE) – congiuntamente con l’articolo 236 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) ¬– a stabilire una “rotazione paritaria” dei membri del Consiglio per la presidenza delle sue formazioni, a eccezione della sola formazione “Affari esteri”.
Sofia, però, appare tutt’altro che pronta e, se il fatto che alla vigilia dell’appuntamento il paese fosse un cantiere aperto sembrava a dir poco problematico, ora che il semestre è iniziato la situazione è ancora più preoccupante. Il Capital (Капитал), influente settimanale bulgaro molto diffuso e noto per i suoi approfondimenti politici ed economici, scrive che il governo Borisov sta approfittando della situazione per “invitare i cittadini e l’opposizione a preservare la pace sociale e a non ‘sabotare’ l’evento”. Il leader del GERB (Cittadini per lo Sviluppo Europeo della Bulgaria) spera di raggiungere una serie di obiettivi da presentare all’opinione pubblica come successi politici, per esempio i passi avanti fatti verso l’entrata nell’area Schengen o nell’euro. Da questo punto di vista il semestre europeo può essere un’ottima opportunità ma, come esperienze precedenti dimostrano, anche un’arma a doppio taglio. Molte speranze possono essere presto deluse, soprattutto perché oltre al prestigio tale vetrina porta con sé problemi d’immagine, e la stampa straniera sta già diffondendo articoli ed editoriali che sottolineano la diffusa corruzione nella coalizione di governo, se non addirittura la presenza di partiti neofascisti tra le sue fila.
In definitiva, la Bulgaria ed il suo attuale governo dovranno lavorare duramente per cercare di sfruttare pienamente l’occasione, altrimenti il rischio che una possibilità di crescita si ritorca contro il Paese, mettendone in luce problemi e inadeguatezza, sarà tutt’altro che teorico.