di Mattia Papa
Campagna elettorale in pieno corso, nel mondo di Trump, nell’Europa dei diktat finanziari, nell’Italia che ritorna sulle proprie idiosincrasie e vecchi “nani”. Un dibattito politico dei più tristi degli ultimi decenni. Una classe politica sconfitta, incapace di affrontare i drammi del presente e confrontarsi con problematiche di portata troppo rilevante per il futuro di intere generazioni per poter essere a loro volta centro di un dibattito inconsistente e basato perlopiù sullo sfruttamento delle tensioni sociali interne al Paese, l’Europa e nel mondo. Una polarizzazione violenta tra la rinascita dei fascismi e il fallimento della social-democrazia con, dall’altro lato, la disillusione preponderante di qualunque forma di governance in cui la popolazione si senta coinvolta o, semplicemente, rappresentata.
In questo scenario elettorale, anche gli studenti prendono parola: il coordinamento universitario Link, con un comunicato, prende parola nel dibattito delle politiche 2018, rivendicando con dieci proposte, il disegno di una Nuova Università gratuita e accessibile a tutti e tutte da attuare per il prossimo Governo. Così, dicono, “gli studenti e le studentesse hanno deciso di prendere parola nel dibattito elettorale, di rivendicare dal basso una proposta di cambiamento dei nostri atenei, di essere cioè protagonisti di un progetto di riforma complessiva e radicale del sistema universitario e quindi della nostra società”.
Le proposte, spiegano, “sono nate e cresciute all’interno di un tessuto democratico costituito dalle migliaia di assemblee, seminari e iniziative che si sono succeduti negli ultimi anni in università. Sono cresciute – scrivono gli studenti – tra coloro che si sono attivati per il riscatto dell’università pubblica che nell’ultimo decennio è stata fortemente definanziata, il suo personale precarizzato e il sapere subordinato alle logiche di mercato, basate sull’utilità economica, il censo, la subalternità”.
Interrogano il prossimo Parlamento, chiedendo alla futura composizione politica delle Camere se c’è davvero la volontà di un’Università pubblica, gratuita, di qualità e accessibile a tutti, nonché una ricerca che possa definirsi libera e capace di increspare il tessuto sociale dei saperi e non di meri accordi e interessi personalistici.
“O i prossimi Governi – dichiarano nel comunicato gli studenti di Link – lavoreranno per dare all’Università il ruolo sociale previsto dalla costituzione, capace di ridare slancio allo sviluppo socio-economico del nostro Paese, garantendo l’autonomia sociale ai soggetti in formazione” oppure “avalleranno definitivamente le disuguaglianze presenti nel nostro paese, aggravando la crisi sociale, economica e ambientale”.
Loro non si fermeranno: “Saremo sempre pronti al confronto con chi partendo da queste prospettive vorrà porsi il tema di realizzare tutte o parte delle nostre rivendicazioni con l’obiettivo di una Nuova Università e una società più giusta. Allo stesso tempo saremo sempre pronti a contrastare e a scendere in piazza contro coloro i quali andranno nella direzione opposta”. La vera sfida, per chi siederà a Palazzo Chigi, sarà quella di dare una risposta, dicono, e dare fin da subito segnali di chiara volontà politica “per recuperare le risorse necessarie si deve agire sulla fiscalità generale, rendendo il sistema più equo e redistributivo, attraverso una maggiore progressività così che siano la tassazione di grandi patrimoni, rendite e multinazionali e la lotta all’evasione a garantire i finanziamenti necessari”.
Ad un panorama geopolitico così complesso, la risposta deve essere in grado di contrastare in maniera altrettanto complessa ma in modo chiaro le sfide del presente. Gli studenti pongono al centro la formazione, i saperi come strumento per finalmente ripartire e fare in modo che una nuova ventata di virtuose pratiche possa mutare il panorama stagnato dei nostri giorni. Ma ci sarà la volontà politica?