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La rivoluzione scolastica in Europa

di Giovanni D’Orso

Si sta parlando molto, in questi giorni, delle riforme scolastiche, sanitarie, politiche ed economiche. E’ un problema ormai globale e va ad intaccare tutti i campi socio-economici di un paese. L’America è alle prese con un rinnovamento politico che porterà a grandi cambiamenti. L’Italia, tra uno scandalo e l’altro, si presta ad un governo tecnico tra più partiti aventi ideologie diverse ma scopi comuni. L’Inghilterra, invece, è alle prese con una riforma scolastica, emanata dal governo Cameron, riguardante l’aumento del 20% delle tasse universitarie. Gli studenti, dunque, hanno seguito drastiche soluzioni. Questi, infatti, hanno assaltato la sede del Partito conservatore a Millbank Tower, dando vita a scontri con agenti in tenuta antisommossa. La manifestazione, a cui hanno aderito circa 50.000 persone secondo gli organizzatori, si stava svolgendo pacificamente, ma è degenerata nel pomeriggio quando un gruppo di studenti con il volto coperto si è distaccato dal corteo infrangendo le vetrate e penetrando nell’edificio che ospita il quartier generale dei Tories. Una volta raggiunto il tetto hanno srotolato striscioni e bandiere anarchiche. Nel corteo che passa davanti alle sedi del potere di Wesminster, tra pupazzi di avvoltoi giganti e volti insanguinati stile Halloween, impazzano gli slogan contro i Tory «schifosi» e contro Clegg, il leader dei liberaldemocratici, bollato come «traditore». Sally una studentessa ventenne dell’università di Nottingham brandisce un cartello che reca una foto dell’attuale vice-primo ministro libdem quando alla vigilia delle elezioni firmò la promessa che si sarebbe opposto all’aumento delle tasse universitarie. «Aveva assicurato di essere diverso. Si è dimostrato bugiardo come gli altri politici, se non peggio». Sara, una studentessa al Camberwell College of Arts, è venuta alla manifestazione per protestare contro la decisione di tagliare completamente i fondi alla didattica per le materie umanistiche e sociali – «Chi l’ha detto che il paese ha bisogno solo di ingegneri e scienziati?». Sembra quasi che la piaga della politica delle false promesse e dell’egoismo stia dilagando dall’Italia in tutta l’Europa, contagiando persino la classe dirigente inglese, che di certo non è considerare santa, ma ha sempre ingranato la marcia giusta.
Situazione analoga qui in Italia, dove il governo ha aumentato i fondi per le scuole e le università private, chiudendo ancora una volta una porta in faccia all’istituzione pubblica che è in continuo sfascio ed è sempre alla ricerca di fondi per rendere quanto meno a norma le strutture. Sembra si stia facendo di tutto per distruggere completamente tutto ciò che è cultura. I ragazzi, però, iniziano ad essere stufi e di settimana in settimana continuano a scendere in piazza per manifestare. Un’assemblea affollata si è tenuta questa mattina alla Sapienza di Roma. “Il 17 andremo a manifestare sotto Montecitorio”: il messaggio è stato molto chiaro. Questo è il comunicato emesso al termine dell’assemblea: “Oggi nella facoltà di Lettere della Sapienza si è svolta una grande assemblea di ricercatori, studenti e precari dell’università. La discussione si è svolta attorno alla prossima giornata di mobilitazione internazionale studentesca del 17 novembre, con l’intento di lanciare una settimana di protesta in vista della discussione alla camera della riforma dell’università”. Il messaggio continua e l’assemblea “ritiene che la data del 17 debba essere un’occasione di rilancio dopo le lotte che in queste settimane hanno già prodotto un primo rinvio della discussione della riforma alla camera”. I riuniti, inoltre, sono consci che “la partita sull’università non si chiuderà in quella giornata. Pensiamo infatti che i temi della formazione e della ricerca, del diritto allo studio e del welfare per i giovani, debbano essere al centro dell’agenda politica di questo paese”
Nello stesso giorno ,anche a Napoli il collettivo degli universitari, insieme a tutti i manifestanti liceali di molte scuole della capitale campana, scenderanno per farsi sentire, ancora una volta.
E’ in atto una vera e propria rivoluzione scolastica in tutta Europa, che sembra non partire più da dove dovrebbe nascere, cioè dal governo e dall’amministrazione, ma dal basso, dagli stessi giovani che dovrebbero averne il sacro santo diritto, che davanti ai loro occhi, gli è stato del tutto negato.