di Ilaria Giugni
Il premio Nobel per la medicina 2010 è stato assegnato a Robert Edwards, padre della fecondazione in vitro.
Ottantacinque anni e tante soddisfazioni all’attivo. Nel 1968 comincia le sue ricerche all’università di Cambridge, riuscendo per la prima volta a fecondare un ovulo al di fuori del corpo di una donna, unendolo ad uno spermatozoo in provetta. Solo dieci anni dopo, nel 1978, nasce la prima bambina, Louise Brown, frutto dei suoi studi scientifici. Da allora, Edwards è “diventato padre” oltre quattro milioni di volte.
Unanime è il plauso nei confronti del neo premio Nobel, solo la Chiesa esprime perplessità e sconcerto.
Già agli albori delle ricerche di Edwards, il Vaticano pose il veto alle sperimentazioni intraprese dallo scienziato, che dichiarò semplicemente: “Avere un bambino è una delle gioie più grandi che si possa dare a una coppia”, convinto che si dovesse dare la possibilità di diventare genitore, anche chi non era in grado di avere figli naturalmente.
Non appena diffusa la notizia dell’assegnazione del premio Nobel di quest’anno, le dichiarazioni del Vaticano non tardano ad arrivare.
Tramite Radio Vaticano, Lucio Romano, presidente dell’Associazione Scienza e Vita, esprime la sua delusione per una scelta che “disattende tutte le problematiche di ordine etico e rimarca che l’uomo può essere ridotto da soggetto a oggetto”.
Monsignor Carrasco de Paula, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, dice di Edwards: “Senza di lui non ci sarebbe il mercato degli ovociti con il relativo commercio di milioni di ovociti. Senza di lui non ci sarebbe in tutto il mondo un gran numero di congelatori pieni di embrioni che, nel migliore dei casi, sono in attesa di essere trasferiti negli uteri, ma che più probabilmente finiranno per essere abbandonati o per morire”.
E, lapidario, conclude: “Questo è un problema la cui responsabilità è del neo premio Nobel”.
Nel frattempo, Louise Brown, prima bimba concepita tramite fecondazione in vitro, decide di festeggiare i suoi trent’anni insieme ad altre centinaia di persone nate grazie a Robert Edwards.