di Giovanni D’Orso
Si è riunito ieri, a Lisbona, il 61° vertice Nato per discutere di un nuovo concetto strategico per rispondere alle sfide del XXI secolo, difesa antimissile, transizione afgana e rafforzamento con i partner esterni, Mosca innanzi tutto. Si è potuto notare che la situazione in Afghanistan è sfuggita letteralmente di mano ai capi di stato europei e d’oltre oceano, che insieme alla Nato sono tenuti ad intervenire immediatamente per arginare quanto meno il numero di civili e soldati morti sul campo. Sono i fatti a parlare: il 2010 è già l’anno più sanguinoso per i civili afgani dal 2001, con le vittime aumentate del 31% nei soli primi sei mesi dell’anno. La sicurezza si sta rapidamente deteriorando in tutto il paese tanto che, anche nel nord finora stabile, c’è stato un aumento del 136% delle vittime civili. I gruppi antigovernativi causano la gran parte delle vittime civili in Afghanistan. Tuttavia, il rapporto avverte che, mentre le forze Nato hanno preso misure per ridurre il danno diretto ai civili causati dalle loro operazioni, le loro tattiche militari continuano a mettere a rischio la vita degli afgani. Un fattore chiave della riduzione delle vittime causate direttamente dalla Nato è la diminuzione delle incursioni aeree che venne attuato già un anno e mezzo fa. Ciononostante le soluzioni prese dalla Nato non hanno prescisso dalla situazione in Afghanistan, che da nove mesi a questa parte si è fatta più grave. “Il passaggio delle responsabilità per la sicurezza alle forze afgane deve affrontare enormi difficoltà”, dichiara Ashley Jackson, capo missione di Oxfam in Afghanistan. “C’è un serio rischio che le forze nazionali di sicurezza commettano abusi diffusi, dal furto all’estorsione, dalla tortura all’uccisione indiscriminata di civili. I paesi membri della Nato, che addestrano, consigliano, finanziano ed equipaggiano queste forze, condividono la responsabilità di eventuali abusi e devono fare in modo che ciò non accada. Ma finora, sul campo, abbiamo visto poche azioni in questa direzione”. La relazione avverte che i soldati e i poliziotti afgani sono poco addestrati e che le catene di comando sono deboli. Il documento segnala che non ci sono meccanismi efficaci per registrare le rimostranze delle comunità locali e che le caduta di civili causate dalle forze afgane non sono investigate o verificate in modo adeguato. Il rapporto chiede alla Nato che il miglioramento della sicurezza della popolazione sia un elemento chiave della strategia di transizione. “Le recenti rivelazioni sugli abusi commessi dalle forze di sicurezza e dalle milizie irachene – e il fatto che già assistiamo a comportamenti simili da parte delle milizie qui in Afghanistan – devono suonare come un campanello d’allarme”, commenta Nader Nadery, Commissario della Afghan Independent Human Rights Commission. “C’è ancora tempo per mettere in piedi in Afghanistan i controlli necessari per impedire una situazione di questo tipo. La Nato, però, deve agire subito”. Detto fatto, Barack Obama è atterrato all’aeroporto di Lisbona per partecipare al summit insieme al presidente russo Dmitri Medvedev e gli esponenti Nato. Il presidente americano ha subito dichiarato di voler stringere i rapporti con l’Unione Europea per un maggiore spirito di collaborazione. Ha inoltre dichiarato ai microfoni di Sky Tg 24 che il ruolo dell’Italia prevede “che l’impegno dell’amministrazione italiana nell’Ovest dell’Afghanistan resterà coerente con i nostri sforzi in altre aree. L’accento sarà messo sulla transizione verso una maggiore leadership afgana nella sicurezza, insieme con un nostro impegno visibile e durevole per la stabilità di quel paese”. Obama, inoltre, vedrà sabato il presidente afghano Hamid Karzai e, nello stesso giorno, incontrerà anche il presidente della Georgia, Mikheil Saakashvili. Il vertice di Lisbona, infatti, vedrà, per la prima volta dal conflitto caucasico del 2008, la partecipazione del presidente Dmitry Medvedev. Le relazioni tra la Russia e la Nato, stabilite nel 1991, furono sospese per diversi mesi dopo il conflitto tra Tbilisi e Mosca. Lo stesso Obama è sempre stato accusato da molti di aver snobbato Saakashvili, molto vicino invece al presidente Bush.
Il 20 novembre il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha aperto i lavori della seconda sessione del vertice di Lisbona, incentrata sul piano per il ritiro dall’Afghanistan. Ai lavori partecipano i 28 leader dei membri della Nato (per l’Italia Silvio Berlusconi) e di altri 20 Paesi coinvolti nell’Isaf, più il presidente afghano Hamid Karzai e il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon.
Il summit dibatte la exit strategy dall’Afghanistan che saà avviata nel 2011 e che dovrebbe portare alla chiusura della missione di combattimento entro la fine del 2014. Sul terreno dovrebbero restare a quel punto solo truppe Nato di appoggio alle forze afghane. Le conclusioni di questo secondo incontro sono state molto importanti. Il congresso Nato si impegnerà a lavorare per un mondo de-nuclearizzato, ma finché ci saranno armi nucleari a disposizione di gruppi e stati ostili, l’Alleanza manterrà la propria forza di dissuasione. Nelle ambizioni degli alleati, Lisbona segnerà anche “un nuovo inizio” nelle relazioni con la Russia. Domani, arriverà il presidente russo Dmitri Medvedev, al suo primo consiglio Nato-Russia. “Spero che potremo entrare in una nuova fase di cooperazione nella difesa antimissili”, ha auspicato Rasmussen. Nel pomeriggio la kermesse di Lisbona si chiuderà con un vertice bilaterale UE-USA, con la partecipazione dei presidenti della Commissione e del Consiglio Ue, Manuel Barroso e Herman Van Rompuy, e del presidente americano, Barack Obama.